GONFIENTI E FIESOLE: DUE
CITTA’ ETRUSCHE RIVALI?
Gli
addetti ai lavori, e non solo, sapranno dell’importantissimo ritrovamento di
una città etrusca, di ragguardevoli dimensioni, nell’hinterland di Prato, nella
zona oggi chiamata Gonfienti-Pizzidimonte. Di questa importante scoperta
archeologica ne hanno parlato i giornali di tutto il mondo, dando specialmente risalto al fatto che Prato già
2500 anni fa era città etrusca, molto industriosa, come quella di oggi; che urbanisticamente
assomigliava molto alla città di Marzabotto; che, contrariamente a quanto si
credeva, Prato era di gran lunga più antica di Firenze.
Dobbiamo
però tener conto di un’altra città
etrusca, molto antica, sorgeva su una delle colline che dominano Firenze: la
città di Fiesole (Visul o Vipsl), cinta di mura ciclopiche, una vera e propria
città- fortezza (di ciò se ne dovranno accorgere, molto più tardi, nel primo medioevo, i Fiorentini allorché la
espugnarono e la sottomisero) che oltre ad appartenere alla Lega Etrusca
(Rasnàl methlum), aveva rapporti commerciali consolidati con le altre
città-stato più vicine, tra queste Volterra, Arezzo, Chiusi, Cortona, Pisa,
ecc.
Riguardo
a Fiesole, la storia archeologica –
prima della scoperta di Gonfienti – asseriva che essa era l’avamposto, ovvero
la città etrusca più a nord (al di qua degli Appennini), che fungeva da
trait-d’union fra le città dell’Etruria occidentale e le città del nord, prime
fra tutte Marzabotto (Misa?) e Bologna (Felsina). Di fatto Fiesole doveva
essere un importante crocevia nelle
direzioni W-E (vedi l’importante tratto stradale ritrovato recentemente presso
Capannori-Lucca, strada che conduceva, secondo testimonianze greche del V sec.
a. C. nientemeno che al porto adriatico di Spina, in soli tra giorni di
viaggio) e N-S per quanto attiene al traffico commerciale che si svolgeva fra
l’Etruria meridionale e il nord, in genere.
Fin
qui abbiamo riportato quello che la storia era a conoscenza fino a pochissimi
anni fa. La scoperta della città di Gonfienti-Pizzidimonte (non sappiamo quale
fosse il nome etrusco della stessa) è stata per gli archeologi (in particolare
per quagli archeologi che sostengono che la storia e la lingua etrusca non sia
più un mistero) come un fulmine a ciel sereno; di fatto, rivoluziona la storia
e verrebbe anche da pensare che essa vada riscritta di sana pianta. Ma quali
erano i rapporti fra le due città etrusche: Fiesole e Gonfienti che si
trovavano a brevissima distanza l’una dall’altra? Perché due città etrusche
così vicine tra di loro?
Non è dato sapere allo stato attuale delle
conoscenze se Gonfienti (Prato) e Fiesole fossero due città rivali. Sicuramente
erano due città concorrenti con due identità diverse: Fiesole, forse più
potente sotto l’aspetto difensivo-militare, giocava un ruolo politico più importante;
Gonfienti, città carovaniera, importante centro commerciale, forse anche città
industriale, svolgeva un ruolo nella Lega Rasenna più legato al commercio e
all’economia.
Fino a poco tempo fa le nostre conoscenze
sugli etruschi della Toscana settentrionale erano concentrate esclusivamente
sulla città di Fiesole, avamposto al di qua degli Appennini, dove era situata
su una delle alture che circondano Firenze, quando ancora quest’ultima era
appena un porto fluviale, usato dagli etruschi fiesolani per il carico e lo
scarico delle merci dirette verso il porto pisano e viceversa. Con
l’eccezionale scoperta che risale a qualche anno fa, di una città etrusca di
notevoli dimensioni, presso Prato, in località Gonfienti, la storia etrusca di
questa parte dell’Etruria settentrionale, pone gli studiosi etruscologi di fronte a grandissime difficoltà dovute ad
una nuova valutazione per quanto riguarda l’aspetto storico di quei luoghi (si
diceva che Firenze fosse più antica di Prato), della viabilità, dell’economia,
ecc. Tutto porterebbe a pensare che la storia degli Etruschi, specialmente
nella zona di Firenze e Prato, debba essere riscritta da capo. Il problema è il
seguente: minimizzare l’importanza di questo grande nuovo centro presso Prato
(cosa praticamente impossibile), o dare a questa scoperta un’importanza che
potrebbe essere anche superiore a quelle reali? Non esistono allo stato attuale
sufficienti conoscenze (parlo di quelle che sono state divulgate dagli
archeologi, addetti ai lavori) per trarre delle valutazioni precise.
Nell’analizzare questa situazione partiamo
da due elementi concreti: nella storia della Tuscia settentrionale eravamo
abituati ad un unico polo etrusco: Fiesole. La cosa non sta più in questi
termini. I poli, ovvero le città etrusche nelle immediate vicinanze di quella
che sarà la futura Firenze erano due: Fiesole e Gonfienti. Sicuramente le due
città erano collegate fra di loro per mezzo di strade importanti. Ma certamente
le due città erano fra di loro autonome, indipendenti. Ognuna di queste città
svolgeva un ruolo vitale nella federazione etrusca. Pare addirittura che
Gonfienti, in seguito al ritrovamento di alcuni reperti fittili, fosse già a
quei tempi una importante città laniera, ma non ci sono sicurezze su questo
punto, in quanto non è sufficiente il ritrovamento di alcuni rocchetti,
fuseruole e pesi per telaio, in quanto tali ritrovamenti si sono avuti un po’
dappertutto negli scavi della maggior parte dei siti etruschi (A Verucchio
addirittura sono stati ritrovati dei pezzi di tessuto risalenti al VI-V secolo
perfettamente conservati).
Le città erano collegate fra di loro per
mezzo di strade importanti una di queste doveva seguire il tracciato che
passava da Calenzano, Quinto, Castello e da qui di dirigeva verso Fiesole
passando nei pressi di Careggi. Ma altre strade dovevano essere importanti, e
Gonfianti-Pizzidimonte si trovava appunto nel centro nevralgico di queste
confluenze stradali, che portavano a Pisa da una parte, ad Artimino, e poi al
nord verso Marzabotto (Misa), Bologna (Felsina), ecc. Un’altra strada
importante doveva collegare Gonfienti con il bacino mugellano attraverso la Val
di Marina, passando per Legri, Poggio Cupo, Petroio, verso Galliano
attraversando il ponte a Cappiano (scomparso da tempo) presso il Castello di
Cafaggiolo, per risalire la Futa attraverso il Passo dell’Ospedaletto, poi
divenuto Passo dell’Osteria Bruciata. Mentre una strada che si collegava con il
territorio aretino doveva passare per Fiesole o nelle vicinanze.
Gli anni che verranno, con le nuove
scoperte, chiariranno molte cose e diraderanno le folti nebbie che per ora
avvolgono il passato di queste due grandi città.
Paolo Campidori
@ Paolo Campidori