GOSTO ROMPE GLI INDUGI E SI BUTTA IN POLITI’A

Chi l’arebbe mai creduto Gosto, regolare a tutti gli effetti ni’ partito e ni’ sindacato de’ laoratori e ovviamente, frequentatore della parocchia (a tempo perso), s’era messo in combutta con i’ paroco pe’ tradire i compagni di’ partito e della parocchietta di su’ paese. Alcuni de’ su’ compagni, quelli più impegnati nella lotta politica, e’ l’aveano belle avvisato da tempo. Gosto stai attento a frequentare la parocchia, perché un giorno e l’attro tu ci caschi drentro. L’era ormai cosa risaputa che i’ paroco, anche se si definiva impegnato co’ lavoratori, tanto che i su’ parrocchiani veniano definiti da tutti “compagnucci della parocchietta”, ell’era sempre uno di’ Vaticano, quindi e’ ci ‘olea poco a definillo un sobillatore dell’opinione pubblica.

I’ paroco dicea sempre a Gosto: “Gosto gli è ariato i’ momento, gli è ariato i’ nostro momento, e’ bisogna dare una sterza’ca da quell’attra parte”. Poi gl’insistea: “e ci s’ha ora a i’ governo un omo che ci invidiano in tutto i mondo”. Sinceramente a Gosto i’ paroco gli  parea un po’ sciabordito. Secondo lui Gosto, regolare gestore della Casa di’ Popolo, e regolare anche nell’ideologia de’ laoratori, l’arebbe dovuto tradire i su’ compagni, lasciare lì tutto e ire da quell’attra parte solo perché Cincistioni, i’ capo di’ governo attuale ce lo invidia’ano in tutto i’ mondo? “Ma che se lo piglino loro se l’è tanto brao”, l’arebbe escrama’to Gosto. Poi Gosto, unn’arebbe mai lasciato la Casa di’ Popolo, indò gliera gestore e, tra un caffaeino, un frognacchino e un archemusse, dato a’ compagni, e’ l’arrotondaa parecchio lo stipendio.

Ma i “sobillatore” unne smettea di fare politi’a contro i’ partito. A Gosto gli dicea sempre: “icché tu credi Gosto se Voattri vu’ fossi come noattri e noattri si fosse come voattri, tu pensi che i’ mondo gl’anderebbe innanzi?” A queste parole di’ paroco Gosto, si convinse, e gl’ebbero un impatto tarmente grande su Gosto, che ‘un gli rimase che dire: “L’è inutile che di’cano, i’ nostro paroco, anche se l’è stato istruito con le menzogne di’ Vati’cano, ell’è una persona istruita e dimorto”.

Gosto allora, l’andò in canonica, e’ baipassò la perpetua e s’incammino’ verso l’Archivio parrocchiale indo’ i paroco, gl’avea i’ registro di tutti i paesani e una ‘orta davanti a qui’ brindellone di’ parroco gli disse. Soppriore, i partito lo lascio, per venire indo’ l’ha detto lei, con noattri…con voattri, insomma con Cincistioni, che lei l’ha m’ha garantito chellè una persona a modino.

La notizia, comprice la perpetua, in un secondo la fece i’ giro di’ paese. Gosto, biscazziere, gestore, regolare nell’ideologia di’ partito, e’ lascerebbe i compagni di’ partito, per andare da Cincistioni? Ci fu una mezza sommossa popolare davanti alla parocchia. I’ prete che l’era ancora in mutande, perché l’avea auto degli strizzoni di pancia, insomma gl’era dorsuto la pancia, e’ corse subito fora, e a voce arta disse: “Gosto, ha deciso questo per libera scerta!”

I compagni ‘un se lo fecero dire du’ vorte: “Assembra prenaria, assembra prenaria, alla Casa di Popolo”.

In termine d’una mezz’oretta e’ c’erano tutti i compagni di’ partito e anche un po’ di quelli della parocchietta. E’ presano posto dinanzi alla bandiera de’ laoratori e tutti comincionno a di’ la sua. ”Positivo, a Gosto glha dato di barta i’ cervello”, “A Gosto g’hanno fatto i’ lavaggio di’ cervello”, oppure “che i’ prete l’era un sobillatore della bra’a gente, e’ si sapea”.

Insomma e’ decisero di fare a Gosto un vero e proprio processo in piena regola. E’ c’erano tutti, però un basta dire tutti, bisogna elencalli pe’ rendisi conto dell’importanza dell’assembrea prenaria. In ordine di ingresso ni’ partito: Perule, Razzino, Mero, Bozzolo, Cotenne, i’ Cocco,,i’ Cicca, Mede, i’ Gallione, lo Scagnetto, Panzanella, i’ Raspa, Chiaino, Sghio, Taminuccio, Sputicchi, Farda, Nacche, Pecchia, Pizzicore, Giubba, None, Cugge, Tarolle, Trombino, la Baccana. La Tafana, Caicchio, Sghimbe, i’ Civettone, ottre ovviamente a Puzzino, i’ Cistronca e Gosto, chell’era la persona incrimina’a.

Non pe’ campanellismo, ma la prima cosa che dissero fu che in questa faccenda ‘un c’entra’a l’onore di’ paese che s’era distinto tanto da meritare una medaglia a i’ valore. La corpa invece l’era tutta di Gosto e di paroco, che l’avea sobillato Gosto e gl’avea anche fatto i lavaggio di cervello. Nell’assembrea v’era anche uno della parte di Cincistioni, che l’era mandato in segreto dai i’  paroco, che tutte le orte che rammentaaano Cincistioni, e’ ridea sotto i baffi, tutto soddisfatto.

L’assembrea la decise che Gosto ’unn’era andato via da i’ partito de’ laoratori, ma siccome questo Cincistioni e’ diceano che facea anche pe’ loro, e’ deliberonno di permettere a Gosto di andare in “avanscoperta” per rendisi conto che le cose che dicea i’ paroco le fussano vere. Fu anche deliberato che se le cose le fusseno state cosie, attri di’ partito, con i’ permesso ovviamente dell’assembrea de’ laoratori, sarebbero iti in “avanscoperta”, ed eventualmente sarebbe anche loro andati da Cincistioni. Per questa ragione Gosto sarebbe rimasto biscazziere e gestore regolare della casa di’ popolo, ma sarebbe passato, “in avanscoperta”  ni’ partito si Cincistioni, un omo questo, che di’cano, ci invidia tutto i’ mondo.

Insomma, tra ninnole e nannole l’ebbe vinta i’ soppriore!

Paolo Campidori