L’ACROPOLI DI POPULONIA

 

Populonia è una città etrusca tutta da scavare e tutta da scoprire. Gli scavi condotti attualmente sulla sommità del colle hanno riportato in luce tre templi, definiti semplicemente tempio A, B e C. Ancora ne sappiamo troppo poco per definire a quali divinità essi fossero stati eretti.

I templi erano rivolti ad oriente, ad eccezione del tempio B la cui facciata guardava a mezzogiorno. Gli edifici sacri, secondo le ricostruzioni, poggiavano su podi in pietra, ciascuno con una breve scalinata che conduceva ai sovrastanti portici, realizzati con una o due file di colonne. Il tetto a capanna era fatto di travi di legno e coperto con embrici in cotto. Oltre ai templi, prospicienti il mare, gli scavi hanno riportato alla luce altri edifici, le cui ricostruzioni sono e restano ipotetiche. Una breve strada basolata lunga circa cinquecento passava in mezzo agli edifici e collegava questi ultimi con i templi.

Sempre negli scavi dell’Acropoli sono emerse fondamenta di edifici che risalgono al periodo romano della città, edifici caratterizzati da pavimenti in mosaico con scene marine, una delle quali raffigura il naufragio di una nave. Sappiamo che solo una piccola parte del sito è stata riportata alla luce e ci sarà da lavorare molto in quanto la città etrusca era molto grande.

Lasciato lo scavo archeologico ci si incammina per un anello, una stradina sterrata, fino ad arrivare ad un punto panoramico. In questo luogo la vista si apre e, come per un miraggio, si scopre uno dei paesaggi più incantevoli della costa etrusca. Proprio davanti a noi l’Isola d’Elba, che nei giorni sereni è visibile in tutta la sua grandezza e bellezza. E’ questa l’antica isola di Aithalia (la fumosa), chiamata così dai greci a causa dei molti forni estrattivi che si trovavano allora sull’isola. Sulla sinistra si distende la costa rocciosa del promontorio di Populonia. E’ un paesaggio meraviglioso, che nessuna fotografia, nessuna tela, anche del migliore artista, può, non dico uguagliare ma nemmeno imitare in maniera convincente.

Lasciando a malincuore questa bellissima postazione, in mezzo alle piante odorose della macchia mediterranea, si prosegue per un sentiero che conduce presso un sito dove sono state ritrovate testimonianze archeologiche riconducibili a un insediamento di epoca villanoviana e sul quale sorgevano capanne etrusche.

Poco prima però la macchia mediterranea si apre regalandoti un altro bellissimo scorcio paesaggistico, si tratta del Golfo di Baratti, una sorta di piccola insenatura, una distesa di acqua azzurrina, non  paragonabile per la sua bellezza a nessun altro panorama. Sempre in questo punto, prima di arrivare al sito delle capanne, sono visibili i resti di un tratto delle antiche mura etrusche. Da qui ti rendi conto in maniera tangibile di quanto fosse grande e importante questa città-stato etrusca,e quanto grande fosse estesa e imponente la sua cinta muraria.

Una brevissima deviazione della strada e siamo davanti al sito delle capanne, del villaggio villanoviano, il primitivo villaggio dal quale  si formerà l’importante città-stato di Popluna (o Pufluna), tanto importante da battere moneta propria.

Per quanto riguarda la cosiddetta area delle capanne, nella quale sono evidentissimi grandi buche sul terreno roccioso, ammesso (e non concesso) che si voglia escludere l’esistenza in quel luogo di una necropoli, sarei più propenso a ritenere, semmai, quei pozzetti dei luoghi per la raccolta delle acque piovane. Io sono del parere, tuttavia, che si tratti di tombe a pozzetto, come ne esistono di simili sulle alture di Quinto, presso Firenze, in in località Palastreto, necropoli molto simile a questa, con buche dello stesso diametro, anche lì scavate in terreno galestroso. Riterrei comunque di escludere queste buche come i luoghi dove venivano allogati i pali delle capanne per le seguenti ragioni:

 

1- le buche hanno un diametro di circa 70-80 cm, veramente troppo grandi per dei pali destinati a reggere una capanna, le cui pareti erano fatte di materiali leggeri. Ritengo che il diametro di tali pali potesse raggiungere, al massimo, il diametro di 20-30 cm.

2 – il terreno, o meglio il piccolo pianoro sul quale sarebbero state costruite le capanne, una ovoidale e una rettangolare, non è in posizione orizzontale, ma su un pendio piuttosto inclinato. Ora mi sembra davvero improbabile che popolazioni villanoviane, seppur primitive, piantassero le loro tende in un terreno non orizzontale, ma addirittura caratterizzato da una certa pendenza.

 

Finito il percorso dell’acropoli merita una visita il museo di Populonia che si trova all’interno delle mura del paese, vicino alla Rocca. Si tratta di un piccolo ma interessantissimo museo che raccoglie le testimonianze archeologiche del territorio. Fra queste una bellissima testa scolpita etrusca del V-IV secolo a.C. Il museo inoltre ospita interessantissimi pezzi in terracotta e in bucchero oltre a reperti in bronzo.

E’ una giornata questa, dedicata alla visita dell’acropoli di Popolunia, spesa molto bene, che ne vale veramente la pena e che mi sento di raccomandare a tutti.

 

Paolo Campidori

© Paolo Campidori