“RASENNA”: FINALMENTE RISOLTO L’ENIGMA DELLA PAROLA
ETRUSCA
CON
Chi erano in realtà i “rasenna”?
“Rasna”, secondo
il “Dizionario della lingua etrusca” (DLE) del Prof. Massimo Pittau (ma anche
secondo la maggior parte degli altri illustri studiosi etruscologi) ha il
significato di “Rasennio, Etrusco-a. Ma questa traduzione non ci conduce a
niente. Ancora sul DLE, poco sopra, troviamo Rasenna (Rhasénna) e si specifica che si tratta di
una glossa greco-etrusca (ThLE 418). Questo sarebbe il nome secondo cui
Dionisio di Alicarnasso (I 30, 3) gli Etruschi chiamavano se stessi (nel
tradurre – specifica Pittau nel DLE–
faccio riferimento al gentilizio latino Rasennius. “Rasnal”, poi viene
tradotto: “dello (Stato) Rasennio ed Etrusco opp. della Federazione Rasennia o
Etrusca”; in genitivo “Tular Rasnal” equivarrebbe a “confine della (città)
rasennia”). (Vedi abnche articolo di Paolo Campidori pubblicato
dal giornale mugellano “Il Galletto” “L’Idolo di bronzo ritrovato al Peglio) e
da alcuni portali Internet, fra i quali Archeogate e Archeomedia).
Ma questo ci dice
ancora poco e niente e, in particolar modo, la parola definisce gli Etruschi
con un vocabolo che a noi resta ignoto. Se io dico, ad esempio, “sono italiano”
significherà che sono un cittadino che abita in Italia, ma non l’étimo della
parola Italia deriverebbe dal greco ιταλος, ma secondo il Pittau anche questa parola
sarebbe di origine etrusca (Massimo Pittau – Toponimi Italiani di Origine
Etrusca – Magnum Edizioni, Sassari 2006) Esistono tuttavia varie traduzioni
riguardo all’étimo di questa parola, da parte di altrettanti illustri studiosi
italiani e stranieri.
Sempre su DLE,
troviamo il vocabolo “RAS” e il Pittau definisce questo vocabolo di
significato ignoto. (LLX.12). Eppure la parola “ras” esiste anche in
italiano, ad esempio, quando diciamo che Tizio (o Caio) è il “ras” del
quartiere, per intendere colui che comanda nel quartiere o nella città. In
altre parole il “ras” è colui che esercita il potere entro un determinato
spazio e questo potere può essere sottointeso: secondo lo “stato di diritto”,
oppure, un potere “arbitrario”, cioè non riconosciuto dalla legge. Ma ciò ha
poca importanza ai fini di questa ricerca.
Mi sembra che
siamo giunti a una svolta importante del problema “rasenna”. Vediamo adesso
come i Romani definivano il vocabolo italiano “rasoio”: con due parole che ci allontanano molto e queste
sono: “novacula” e “culter”. Esiste tuttavia in
latino la parola “rasura” che ha significato di “rasatura”. (QUEST’ULTIMA DI PROBABILE ORIGINE ETRUSCA)
Siamo giunti al
nocciolo del problema: nella lingua italiana (Vocabolario Nicola Zingarelli, Bologna, 1958) troviamo le
seguenti parole: “rasente”, che significa molto vicino (quasi a toccare),
“rasare” e “raso”, tutte parole che riconducono a “tagliare” (la barba, l’erba,
ecc.) e poi “raso” (rasus, lisciato). In tutti questi vocaboli manca l’origine
della parola stessa. Allora, cosa dobbiamo pensare? Se l’étimo della parola
“rasenna” non è latino e neppure greco, dovremmo fare altre ipotesi e cioè che la
parola, oggetto del nostro studio, derivi proprio da “ras” etrusco (che è molto
usato anche nell’Italia settentrionale) la quale potrebbe avere vari
significati, ma cito solo due di quelli che mi sembrano essere più probabili:
1 – “Rasenna”
popolo (o tribù) al quale appartengono “coloro che si radono”. Nel dire
ciò non faccio riferimento, ovviamente, al periodo ellenistico, periodo in cui
le barbe andavano di moda, ma al periodo precedente “villanoviano” (IX-VII
secolo a.C.), gli etruschi “veri”, coloro cioè che abitavano il suolo italiano,
probabilmente anche anteriormente al sec. X a.C. Queste popolazioni guerriere
(rasenna), quando ancora non avevano subito “invasioni” da parte di altre
civiltà o “trasformazioni” con
conseguente rilassatezza dei costumi dovute a “contaminazioni” “mode”o a vere e
proprie “sottomissioni” (da parte di greci e romani), usavano andare in battaglia completamente nudi e rasati, senza
abbigliamento di sorta, con l’unica eccezione di un copricapo e attrezzati solo
di una lancia. Questo era il vero popolo etrusco! Non quello rilassato e debosciato delle tombe
dipinte dei sec. V-II, dove ritraggono una popolazione “schiava” di greci
(prima) e dei romani (poi).
2 –“Rasenna”
popolo o tribù di coloro che si radono usando il rasoio (metallico, che
essi stessi fabbricavano (Bellissimi sono i rasoi “villanoviani” a forma di
“mezzaluna”, secc. X-IX, che si trovano nel Museo Civico di Bologna, ma anche a
Tarquinia a Vulci, ecc).
Ma citerei anche
un’altra possibilità, che mi sembra tuttavia molto interessante e cioè quella
secondo la quale “rasenna”
significherebbe “IL POPOLO DI COLORO CHE HANNO PER CAPO ovvero per “RAS” UN UOMO (O UNA DIVINITA’)
RASATA”
Queste mi sembrano
tre possibili traduzioni coerenti con le abitudini di questo popolo. Un popolo
che metteva nelle proprie tombe, semplici e “maschie”, la cenere dei corpi dei
guerrieri morti in battaglia, in ossuari
biconici e deposti con altrettanta semplicità in pozzetti scavati nella roccia
o nel terreno (Si vedano ad esempio le interessantissime tombe a pozzetto di
Palastreto, sopra Quinto (Firenze) o quelle
“ricostruite” nel museo di Volterra, oppure a Tarquinia, Vulci, ecc.
Insieme alle ceneri, nella tomba spesso veniva messo un rasoio lunato, per simboleggiare l’appartenenza al “popolo
dei rasati”. E’ bellissima la foto nel libro a cura di Mario Cristofani
“Etruschi, una nuova immagine - Giunti Editore, 2006, pag 12) in cui si vede un
guerriero completamente nudo e completamente rasato, che indossa solo un elmo
(o un copricapo in metallo) il quale, lancia in mano, si avvia a passi giganteschi
verso la battaglia, deciso, senza esitazione alcuna, in altre parole senza
paura. Gli Etruschi del IX-VII secolo a.C, non sono gli stessi degli Etruschi
del VII-V secolo a.C. (greco) o, peggio ancora degli Etruschi del III-I sec.
a.C (romano). I Villanoviani (Rasenna) persero la loro battaglia verso la metà del sec. VII con popolazioni
che venivano dall’Oriente ( forse i LIDI ?), non per viltà o altre cause ma
perché si trovarono davanti a un nemico che non era né più intelligente, e
nemmeno più valoroso in battaglia, SI
SONO TROVATI DI FRONTE A UN ESERCITO
MOLTO PIU’ NUMEROSO DI QUELLO CUI I “RASENNA” (RASATI) DISPONEVANO.
La storia dei
“rasenna” (rasato-i), quella dei veri “Rasenna”, TERMINA verso la metà del VII secolo.
Da questo periodo in poi si parlerà solo di “FUSIONE” IN ETRUSCHI” delle popolazioni
autoctone con altre “popolazioni”
orientali e del Mediterraneo, che non hanno niente a che vedere con i “rasenna” ORIGINALI.
Paolo Campidori
©Copyright: Paolo
Campidori
Bibliografia:
Paolo Campidori –
Mugello, Romagna Toscana e Valdisieve – Toccafondi editore – Borgo San Lorenzo
2006
Massimo Pittau –
Dizionario della Lingua Etrusca – Libreria Editrice Dessì – Sassari 2005