Questa località si trova indicata nell’antichità con il nome di Potèna. In documenti precedenti (1124) è indicata con il nome attuale Botèna. Nelle carte sei-settecentesche viene indicata Boterna (toponimo molto simile a Paterno). Dal Libro di Montaperti, registro nel quale venivano elencate le quantità di grano “promesse” dai popoli e dagli Enti ecclesiastici del contado fiorentino per fronteggiare la guerra contro Siena emerge che la Pieve di Botèna non doveva essere molto ricca. Infatti, la Pieve, antichissima, era stata “tassata” per una modestissima quantità di grano, vale a dire solo 3 staia, imposizione equivalente ad una piccola chiesetta. Alcune chiese “suffraganee”, cioè dipendenti dalla Pieve, erano state “tassate” per una quantità maggiore, in staia di grano. Ad esempio, le chiese di San Niccolò alla Torricella, San Martino di Corella, San Michele di Rupecanina avevano conosciuto la mannaia del fisco, che per loro ammontava a quantità maggiori delle 10 staia di grano. Sempre dal Libro di Montaperti del 1260 si deduce che la Pieve, era importantissima, territorialmente parlando, infatti aveva sotto la sua giurisdizione 11 chiese. Esse erano: San Pietro a Pimaggiore, San Niccolò alla Torricella, San Michele a Ampinana, San Martino a Rasoio (Rossoio), San Donato a Paterno, San Martino a Corella, San Lorenzo al Corniolo, San Michele e Santa Maria a Rabbiacanina (Rupecanina), San Bartolo a Farneto, Santa Maria a Rostolena, San Cristofano a Casole. La località, come ci informa Riccardo Francovich ne “I castelli del Contado Fiorentino nei secc. XII-XIII” è una piccola frazione del Comune di Vicchio, posta ad altitudine collinare di mt. 266. Il toponimo Botèna, come altre località poste nelle vicinanze, ad esempio Rostolena, Pescina, è sicuramente di origine etrusca. (cfr. Pieri, Repetti, Francovich). Dobbiamo distinguere almeno tre fasi importanti che concernono la storia di questa Pieve. Una si riferisce alla Pieve originaria, anichissima, che sorgeva vicino al fiume Botèna, in località Ginestra, oggi casa colonica semi-diroccata, da me rintracciata recentemente. Nella parte che guarda ad Ovest della colonica è rintracciabile l’antica facciata con i grossi conci squadrati ad angolo, con il tondo che ospitava il roson, completamente tappato da una muratura di mattoni e la parte superiore della parete sinistra in cui è possibile scorgere l’antico filaretto. Da un primo sommario esame, data anche la pericolosità del luogo, non ho notato traccia alcuna del campanile, che suppongo dovesse essere a torre. In una mappa tardo-cinquecentesca (ASF) si nota l’interessante tracciato stradale. Una strada collega direttamente Vicchio, per via obliqua, alla Pieve di Botèna, però è certo che si tratti della Pieve costruita successivamente proprio in località Botèna.
Infatti come afferma il Calzolai in Chiesa Fiorentina: “La gloria e l’importanza di Botèna cominciarono a declinare allorché sorse il Castello di Vicchio: 20 ottobre 1324”. Dell’antichissima Pieve, che pare sorgesse in località Ginestra, cioè alla confluenza del Botèna con la Sieve, abbiamo i primi documenti nel 1224, questo non significa che la Pieve fosse di molto più antica. Questo documento riguarda una locazione di un podere e un resedio posti nel Castello detto “Castrum Novum positum prope Sanctum Stephanum in Botèna” (Lami, 168). Lo stesso castello, fatto costruire dal Vescovo di Firenze Ardingo, come dice Niccolai: “ci induce a credere che il dominio vescovile vi avesse in tal epoca prevalso”. Il Castello poi è rikcordato in un altro documento del 1232. Per deduzione dobbiamo ammettere che se un Castrum Novum era stato costruito, un altro Castello “vetus”, di proprietà (forse) dei Conti Guidi, non doveva esistere più o tutt’al più doveva coesistere con il Castrum Novum. Ma dove sorgessero esattamente questi castelli non ci è dato sapere. Una seconda fase di questa Pieve, vede l’abbandono della stessa, in quanto come già ci conferma Luigi Gravina in “Vicchio di Mugello, 1943”: “....la Pieve, pur solidamente costruita con pietre scarpellate (leggi: filaretto), ma per difetto del terreno, il tempo rovinò”. Una terza fase della Pieve vede la ricostruzione della stessa, in zona collinare, in località Botèna, allontanandosi dall’”influenza” giurisdizionale della nuova chiesa di Vicchio, che assumeva, entro le mura del Castello, sempre maggiore importanza. Il Brocchi a tale riguardo ci dice: “La Pieve di santo Stefano in Botèna (nell’anno 1747 ndR) è di Patronato della Mensa Archiepiscopale Fiorentina; ed è situata tra il fiume detto l’Arsella, e il fiume Botèna, in distanza di circa un miglio e mezzo da Vicchio”. Quindi al tempo del Brocchi la Pieve era viva e vegeta. E’ probabile che la chiesa “cessò di esistere” con il passaggio del fonte battesimale, e tutti i diritti, nella nuova chiesa di Vicchio eretta e consacrata nel 1785, circa 40 anni dopo che Brocchi pubblicava la sua “Descrizione del Mugello”. Ebbi occasione, circa 10 anni fa, di recarmi a Botèna e sul luogo esiste ancora a tutt’oggi ciò che rimane dell’antica Pieve: quattro antichi muri in filaretto che costituiscono una cappellina o chiesupola. Purtroppo non ho la documentazione fotografica di questa, in quanto mi fu severamente vietato di fotografare senza il permesso della Curia. Vi risparmio ogni mio commento.
Paolo Campidori
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