I PODERI E LA FORNACE DI CAFAGGIOLO NEL 1625

Tempo fa ho avuto modo di consultare presso l’Archivio di Stato di Firenze una serie di disegni che documentano il Castello di Cafaggiolo, gli annessi e i poderi nell’anno 1625. Questi documenti sono molto importanti poiché ci fissano la situazione in un anno preciso, 1625, il palazzo di Cafaggiolo e gli annessi in questo preciso momento. Ma non solo, in uno di questi disegni è raffigurata la tenuta e il Convento di Bosco ai Frati e in un altro quella che doveva essere la famosa fabbrica delle ceramiche di Cafaggiolo. Iniziamo dal Palazzo mediceo di Cafaggiolo. Di questo esistono due disegni. Uno riproduce il Palazzo visto di fronte, inserito nella campagna, sullo sfondo le colline, fra le quali si scorge il Castello del Trebbio. Ma vediamo come era fatto il castello nel 1625. Bisogna dire che esso conservava ancora i caratteri di una rocca fortificata, che ricorda molto i castelli tre-quattrocenteschi. Il castello si erge su una piattaforma  sopraelevata e merlata ed ha tutto intorno una fossa (fovea) piuttosto larga e profonda. Proprio davanti questa piattaforma merlata, si vede nel fossato una slargo, e proprio in questo punto si eleva la prima torre, con la porta munita di ponte levatoio. Passando questa porta ci si trova di fronte il voluminoso palazzo, che ha quasi nel centro, un po’ spostata a destra, un’altra bellissima torre. La porta per entrare nel palazzo si trova proprio in corrispondenza di questa torre o Mastio, come lo si vuole chiamare. In cima alle torri, proprio sotto i beccatelli si notano due grandi stemmi. Proprio di fronte al palazzo si vede un bellissimo prato, recinto da uno stecconato, e agli angoli di questo si notano delle fontane e forse dei gruppi scultorei. Dietro il palazzo si estende, a forma trapezoidale, il bellissimo giardino all’italiana, in fondo al quale si vede una costruzione, o “Casino”, come veniva definito allora. Tutto il giardino è mirabilmente disegnato  con aiuole e camminamenti in forme geometriche ed è tutto circondato da alte siepi. In un’altra pianta, si vede il castello di lato con tutti gli annessi e i poderi. Questa pianta è interessante poiché ci permette di scoprire alcune cose interessanti. Per prima cosa essa ci permette di vedere come era esattamente il lato sud del castello e il lungo edificio che lo costeggiava, che doveva essere più alto dell’attuale, e al cui fianco era appoggiato una specie di portico. La strada principale, sembra che passasse lungo questo lato (proveniente da Campiano) e si immettesse nello stradone,di fronte al castello, affiancando il fiume Sieve in direzione nord. Qui ci sono altre cose interessanti da notare, vale a dire, l’esistenza di una piccola chiesa intitolata a San Jacopo, posta fra lo stradone e il fiume Sieve. Di questa chiesetta, l’unico che ce ne parla è il Brocchi a pag 166 suo libro dice: “Dirimpetto alla suddetta villa vi è una chiesa edificata in onore dell’Apostolo S. Jacopo Maggiore, la quale è di dominio del nostro Augustissimo Imperatore, ed è fabbricata per comodo degli abitanti intorno alla soprannominata Villa di Cafaggiolo, non essendoci memoria alcuna, che ella sia stata chiesa con cura d’anime”. Un’altra cosa interessante di questa pianta è che si vedono due ponti, proprio in prossimità del Castello. Uno di questi, che attraversa la Sieve, è detto Ponte a Cappiano o a Campiano. Di lì passava forse la vecchia strada che saliva a Campiano. Il ponte è di antica costruzione, a schiena d’asino probabilmente, con tre archi sottostanti. L’altro, invece, ad unico arco, si trova sulla strada principale ed attraversa il fiume Tavaiano, proprio quasi nel punto in cui si immette nella Sieve. Un’altra pianta interessante è quella che rappresenta la “Cerreta di Bosco ai Frati”. In questa pianta si ha la situazione precisa del Convento di Bosco ai Frati nel 1625. Il Monastero, inserito in un grande recinto rettangolare, boschivo, e a lato di esso, ed è raffigurato nella parte laterale, che guarda a nord, con il campanile posto sul fianco, alcuni annessi che coprono una porzione della parte laterale e il portico che appoggia sulla facciata. Dall’altra parte  si vedono gli orti dei fraticelli e il giardino. Tutto intorno al Convento sta la “Cerreta”, che doveva essere molto ricca di selvaggina, a giudicare dagli animali selvatici che vi sono rappresentati. Poi c’è la Pianta delle abitazioni delle Guardie edegli Stozzieri. Questi ultimi erano i falconieri incaricati di ammaestrare gli uccelli rapaci per la caccia. Questo nome “strozziere” deriva da “astour”, che nel francese antico significa astore, rapace. Nella tenuta di Cafaggiolo non potevano mancare i mulini ed infatti ce ne sono due: uno sulla Sieve, detto il Mulino della Sieve, l’altro sul Tavaiano, proprio vicino al ponte che scavalca il Tavaiano. L’altra pianta interessantissima è quella che riguarda la “Fornace”. Noi sappiamo benissimo che a Cafaggiolo fu avviata  una fabbrica di ceramica da Pierfrancesco dei Medici, verso la fine del sec. XV e che fu affidata ai ceramisti di Montelupo, Stefano e Pietro di Filippo,  detti Fattorini. Sappiamo che questa fabbrica fu attiva nella prima metà del Cinqucento, ma è probabile che abbia continuato la sua attività, anche se non a quei livelli altissimi, anche successivamente, nel secolo XVII. Lo testimonierebbe uno di questi disegni che raffigura la “Fornace”, composta da tre edifici principali e due accessori. In di questi edifici, entro un vano è inserito il forno per cuocere le ceramiche. Addossate poi su un lato di questo stesso edificio si  vedono brocche o vasi ammucchiati per l’asciugatura. L’ubicazione di detta fornace, almeno da quanto risulta dal “Ristretto della Pianta” era al di là della Sieve, non distante dal ponte di Campiano. Per quanto riguarda le piante dei poderi, possiamo dire esse sono alquanto interessanti. In esse sono rappresentate graficamente le case dei contadini, che sono tutte in muratura e quasi tutte composte da un edificio principale e da uno o due annessi che servono da fienili o per il rimessaggio degli attrezzi. Una di queste case coloniche, detta podere Ponte, è situata proprio nelle vicinanze del Ponte a Campiano e ci permette di vedere in maniera precisa come era fatto il ponte, vale a dire a schiena d’asino, con tre arcatelle. Non c’è una tipologia ben precisa che possa contraddistinguere queste case coloniche o case da lavoratore. Alcune di queste sembrano appartenere alla tipologia più antica, vale a dire quelle con scala esterna, altre sono di tipo abbastanza rudimentale, espressione di quella architettura spontanea che caratterizza l’edilizia agricola del Mugello. L’arco non è molto presente nelle aperture, nelle porte, nelle finestre, salvo poche eccezioni. Quasi tutte le case hanno una specie di porticato o loggia, le cui aperture però sono rettangolari, non centinate, e sovrapposte spesso da balcone con aperture rettangolari molto allungate. Tutti i poderi, senza eccezione sono formati da una porzione di terreno arativo e da una parte di terreno boschivo, detto “Pastura”. Alcune di queste coloniche sembrano molto antiche, e fra di esse ci sono dei veri e propri resedi signorili diventati con il tempo case da lavoratore. Coloro, fra i lettori, che fossero interessati ad approfondire l’argomento presso l’Archivio si Stato di Firenze, faccio presente che la Segnatura è la seguente: “Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni” –  Descrizione dei poderi e fornace di Cafaggiolo - Tomi – Bobina 2 (anno 1625).

Paolo Campidori
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