HO QUASI MILLE ANNI MA NON LI PORTO BENE

Camoggiano: eutanasia di una chiesa mugellana

Se fosse possibile chiedere alla vetusta chiesa di Camoggiano la sua età, la risposta sarebbe più o meno questa: “Ho quasi 1000 anni ma non li porto bene”. Allora immaginiamoci che la nostra chiesa sia come una vecchietta, un po’ ricurva sulla schiena, con le mani un po’ tremolanti che reggono un bastone. Lasciamo che questa cara vecchietta ci racconti un po’ della sua storia. Ecco il racconto: “Sono nata, forse nel 1200, la bellezza di 800 anni fa, ma sapete come andavano le cose a quei tempi, quando uno nasceva, non era come oggi che lo iscrivono subito all’anagrafe del comune. Quando nacqui io nessuno si preoccupò di redigere un atto notarile, o meglio una pergamena, poiché allora i documenti erano fatti di pelle di pecora. Da una piccola chiesetta che ero, di poca importanza, piano piano crebbi e divenni una bella chiesa romanica. L’architeto che mi costruì fu davvero bravo; mi fece con dei muri in pietre squadrate, in filaretto, con una bella abside semicircolare e mi mi corredarono di bellissimi arredi. Furono dei signori molto importanti della zona che mi diedero questo bellissimo e nuovo look, si chiamavano Cattani. Io non posso negarlo, a loro piacevo, specialmente a quel rampollo della loro famiglia, che veniva spesso a trovarmi la domenica, mi sembra si chiamasse....M...Che smemorata, non me lo ricordo. A dire la verità anche a me piaceva quel giovane Cattani. Ah, se fossi stata più ricca....non me lo sarei lasciato scappare. Era, un bel giovane, alto, biondo, di origine germanica, e parlava un accento straniero, però con me era carino. Quanti rampolli di quella famiglia ho visto passare sotto il mio portale e sedersi sulle panche con i loro abiti eleganti per assistere alle funzioni religiose. Spesso e volentieri anche i preti provenivano dalla loro famiglia. Proprio così, evidentemente a me ci tenevano e molto. Nel 1300, il Signore della Famiglia Cattani, fece ordinare a Firenze, forse a Puccio Fiorentino, forse a un altro artigiano, delle nuove campane per il mio campanile. Quando le portarono lassù in cima sulla torre campanaria, erano nuove di zecca, brillanti, e suonavano come il migliore dei bronzi può sonare. Tutti i popolani si radunarono per l’occasione, e  molti si mettevano a guardare in sù, per ore ore, e quando le campane cominciavano a muoversi la loro contentezza era incontenibile. Ma forse queste campane non erano adatte per un campanile così modesto come quello della mia chiesa. Fu, allora, che nel 1400, gli stessi signori mi rifecero un bel campanile a torre, tutto in pietra e misero le vecchie campane sul nuovo campanile.Verso il 1470 arricchirono la mia facciata con una bella loggetta con archi e colonne. Io andavo fiera di questa loggetta, a Firenze una simile ce l’aveva soltanto una mia consorella più illustre: Santa Croce, la cosiddetta cappella dei Pazzi. Da allora vissi una vita abbastanza modesta, da chiesa di campagna qual’ero, anzi, non vorrei dequalificarmi troppo, da antica prioria quale ero sempre stata. Nel 1496, se non ricordo male, mandarono come priore a Camoggiano un bel giovane, e volete sapere a quale famiglia apparteneva? Ebbene, si ve lo voglio dire. Era uno dei Cattani. Pensate questo bellissimo giovane, era un canonico della metropolitana fiorentina e io mi chiesi che cosa ci venisse a fare questo nobile in una chiesina di campagna, con tante belle chiese che c’erano a Firenze. Mi ricordo anche il primo giorno, quando arrivò nella canonica. Aveva proprio l’aspetto del gran signore. Aveva una bellissima tunica di color porpora, e nelle mani teneva un berretto quasi dello stesso colore. Si chiamava Pandolfo ed era figlio di Urbano Cattani. I suoi capelli erano lunghi ed aveva una piccola chierica dietro la testa. I suoi occhi erano grandi e scuri e il suo aspetto fiero e nobile. Con questo nobile signore le cose cambiarono veramente tanto. Era uno generoso, che faceva le cose in grande. Un giorno fece venire un talento di pittore da Firenze, un certo Bartolomeo di Giovanni, che lavorava nella bottega del Verrocchio, per fare un dipinto importante. Pandolfo, non per immodestia, ma si era fatto dipingere da questo bravissimo pittore accanto alla Maddalena e ai piedi della croce di nostro Signor Gesù Cristo. Inoltre alle sue spalle aveva fatto dipingere Sant’Andrea, il patrono, il quale appoggiva delicatamente la sua mano sinistra sulla sua spalla. Ai piedi, ricordo, poi Pandolfo aveva fatto mettere un piccolo stemma di famiglia. Lo stesso pittore aveva dipinto anche due predelle, che pensate, ora non sono più qui, mi sembra, addirittura una in Canada e l’altra in Inghilterra. Da quando Pandolfo prese in mano le redini della chiesa, la vita qui si movimentò molto. Questo Signore fece fare cose stupende per me. Prima di tutto ordinò alla bottega dei Della Robbia, grandi artisti fiorentini, e in particolare a uno di loro, un certo Benedetto Buglioni di fare un bellissimo Fonte Battesimale ottagonale, tutto in terracotta, con formelle fatte dallo stesso Buglioni. Pensate, una di queste formelle, molto più tardi, eravamo, se non erro, nel 1906 e questa fu rubata. Io, che ero lì, il ladro lo vidi e lo vidi bene, però era un uomaccio, tutto coperto da un mantello scuro, e poi....era buio...Questo ladrone non si accontentò solo della formella, mi volle rubare anche il Bassorilievo con la Vergine con il Bambino, che pure aveva fatto fare Pandolfo nei primi anni del 1500. Fu a seguito di questo brutto episodio che la vita per me si fece difficile. Tutte le mie opere più importanti vennero portate a Firenze, dissero allora, per sicurezza. Va bene, ma io intanto le mie opere non ce l’avevo più. Ora, il mio bel Fonte Battesimale robbiano l’hanno messo nel Museo Diocesano di Vicchio; il dipinto con la Crocifissione, (meno male) è rimasto qui a Barberino, ma non qui da me, ma nella vicina Pieve di San Silvestro. Ora, mi fanno ridere.... tutti parlano che ci vogliono aiutare, tutti dicono che le opere d’arte devono stare nei loro luoghi d’origine e poi guardate qui a Camoggiano, dove sono andate le opere d’arte? Un po’ in qua un po’ in là.. Si riempiono la bocca con dei paroloni difficili e fanno a chi le spara più grosse. Ma io, sia ben chiaro, rivoglio la mia tavola con la Crocifissione, rivoglio il mio Fonte battesimale e possibilmente tutte le altre cose. Sono stufa delle promesse. Tutti dicono che vogliono proteggere le chiese, intanto guardate me. Guardate il mio bellissimo loggiatino, le mie colonne che si stanno sbriciolando, perché nessuno fa niente e si divertono a fare lo scaricabarile. E poi, lo volete sapere, la mia bellissima canonica, lo sapesse Pandolfo......con il bellissimo loggiato, l’hanno dato in affitto a degli extra comunitari a degli albanesi.......Dicono che li vogliono aiutare. Ma perché non li aiutano nel loro paese d’origine, bisogna proprio dar loro le nostre chiese più belle? Anche le mie consorelle non sono da meno. Soffrono di questa situazione, anch’esse sono diventate vecchie e decadenti. E poi mi dicono che non portiamo bene gli anni! Ma la colpa di chi è? Mah! La colpa morì fanciulla, invece io sono vecchia....molto vecchia!”

Paolo Campidori
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