Parlare della chiesa più importante, per storia e arte, del Mugello non è facile. Ancor più difficile è parlare della stessa nel suo primo millennio di vita che va dal sec III- IV d.C al sec XIV.
Eh sì, contrariamente a quanto si crede la chiesa è molto più antica di quella data 1175, scritta “a scalpello” sulla cornice superiore della balaustrata decorata in marmo del Battistero. Per capire qualcosa di più concreto dobbiamo risalire al nome della
Santa protettrice: Sant’Agata. Questo grande personaggio della cristianità è vissuta
Nel III secolo d.C. ed esattamente fu martirizzata nell’anno 251 a Catania, in Sicilia, per non aver voluto abiurare la religione cristiana. Dice testualmente il Martirologio Romano di Papa Gregorio VIII (Roma, 1646), alla data 5 febbraio: “A Catania in Sicilia il natale di Sant’Agata Vergine; la quale al tempo di Decio Imperatore sotto Quintino Giudice, dopo le guanciate (sberle n.d.R), dopo l’eculeo, e strati et dopo esserle tagliate le mammelle, et esser rozzolata sopra rottani, e bragie, all’ultimo in prigione orando rese lo spirito a Dio”. Immaginiamo, ma con un certo realismo, che la notizia del martirio di Sant’Agata si sia diffusa rapidamente, certamente non con la celerità di oggi, era dei massmedia, ma tuttavia non sarà passato molto tempo, forse neppure un anno , per diventare dominio di tutti. Certo a quell’epoca i martiri cristiani erano tantissimi! Sicuramente nel paese di Sant’Agata in Mugello passava la strada romana che collegava Firenze all’Emilia Romagna (Regio Aemilia e Regio Flaminia). Qualche secolo addietro, sicuramente, sempre per Sant’Agata, passava la strada etrusca che collegava Fiesole a Felsina (Bologna), passando per Marzabotto (forse Misa), prima di aver superato gli abitati di Montepoli e oltrepassato l’Appennino di quello che è poi diventato il Passo dello Spedaletto altrimenti detto dell’Osteria Bruciata. In questa zona, poi, c’è una circostanza particolare da tenere in debito conto. Oltre la chiesa di Sant’Agata nel paese omonimo esiste, nelle vicinanze, in località Cornocchio, un’altra chiesa sempre intitolata a Sant’Agata detta al Cornocchio. Agli inizi del III sec d.C sec III inizia la cristianizzazione in Mugello, e questo è verosimile considerando il martirio di San Cresci in Valcava, che avviene in quel lasso di tempo. Anche la Pieve di Valcava è una delle primissime chiese cristiane del Mugello. Per questa strada, che attraversava Sant’Agata transitavano
tante persone, e tante di queste persone, si suppone, saranno state ormai battezzate e diventate cristiane. Prima di iniziare la tappa di attraversamento dell’Appennino,che conduce a un’altra chiesa, anch’essa molto antica, i cristiani di allora avranno ricercato qui in Sant’Agata il proprio “tempio”, prima di affrontare un viaggio così pericoloso, quale era quello dell’Appennino. E’ supponibile che in paese ci sarà stato un primo edificio, che non chiamo neppure chiesa, con dei segni o simboli particolari che dovevano ricondurre al martirio di questa Santa e al Cristianesimo. In un’epoca come quella, nella quale si dava la caccia al cristiano (si andava addirittura a scovarlo come fanno i cacciatori con il cinghiale), non sarebbe stato prudente; anzi sarebbe stato stupido, intitolare quel primo edificio a una Santa cristiana. Probabilmente quella prima chiesa segreta ufficialmente sarà stato un posto di sosta, un ospizio o un albergo per i viandanti, il quale tuttavia, anche senza una scritta specifica, sarà stato riconoscibile ai primi e “segreti” cristiani e, sicuramente, l’avranno saputo riconoscere in mezzo agli altri edifici, allora esistenti in Sant’Agata: Ma come direte voi? Noi, uomini d’oggi, “smaliziati”, nell’epoca della scrittura, della televisione, del telefono non conosciamo più il linguaggio dei simboli. I simboli invece allora erano tutto. Parlare qui della simbologia è impossibile, e quindi tralasciamo tanti particolari. Si può dire che gli antichi comunicavano attraverso i simboli, anzi quello, era la loro scrittura e il loro linguaggio per eccellenza, ma non solo qui in Toscana, ma nell’Italia intera, nell’Europa e nel mondo. Un cristiano, si sa, veniva ucciso se dichiarava il proprio credo e i simboli, anche i questo caso (casi precedenti, vedi Catacombe, ecc) sono sono stati un mezzo per comunicare segretamente. Il cristianesimo veniva allora considerato una setta pericolosa poiché minava le basi stesse della società romana (i cristiani predicavano la bontà, la giustizia, avversavano la schiavitù, le ricchezze illecite e non ultima l’immoralità nella quale era piombata la società romana). Il segno, trovato anche nelle Catacombe, sulla tomba si San Pietro, formato da una P maiuscola sovrastante una X equivaleva a Cristo. Ma i simboli della cristologia sono molteplici, non è possibile elencarli tutti, specie in questa sede. Dunque, ritornando a Sant’Agata e al nostro primitivo edificio, supponiamo che in una parete, probabilmente nella facciata, vi fosse stata una pietra, scolpita un poco alla maniera etrusca che, raffigurante tre cerchi, uno dei quali più grande, ai cristiani significava qualcosa e lo stesso simbolo era invece completamente indifferente ai soldati romani. Questo era il simbolo del martirio di Sant’Agata: un vassoio circolare con due mammelle ai lati. Questa stessa pietra con il simbolo di Sant’Agata, che adornava quel primo edificio, ci è stata tramandata e si trova oggi sulla facciata della Pieve. I cristiani d’allora si soffermavano in quella prima chiesa segreta e chiedevano l’aiuto della Santa martire prima di affrontare il lungo e pericoloso cammino attraverso l’Appennino, allora infestato di briganti, ladri e ogni sorta di persone poco per bene. Lo stesso simbolo, con stesso significato, lo troviamo anche su un’architrave, o meglio una porta centinata con architrave che conduce al Chiostro, dove si vede chiaramente che l’architrave non armonizza con il portale. La centina è in serpentino, una specie di marmo verde, e l’architrave e le decorazioni contrastano con l’insieme del portale. E’ supponibile che le maestranze abbiano usato questa grossa pietra per ricordo, o per documentare l’esistenza di una chiesa più antica, molto più antica della data 1175, data di costruzione della chiesa attuale. Questo è certo poiché si sono ritrovati i resti di una chiesa intermedia, molto più piccola dell’attuale, dotata di abside semicircolare, orientata di qualche grado in più a NW rispetto all’attuale, e probabilmente risalente al V-VI secolo, quando già il cristianesimo si era affermato in Toscana e in tutta la penisola. Ma ritorniamo alla prima chiesa “segreta”, quella sorta nel III-IV sec d.C.
Perché asserisco questo con una certa convinzione? Il simbolo della mammella o della mammelle è molto antico e quasi sempre ha rappresentato la fecondità (escluso i tempi attuali nei quali il simbolo delle mammelle ha assunto un significato molto diverso). Sul significato di questo antico simbolo si potrebbe scrivere molto. Diciamo che anche i greci attribuivano ai seni il significato di fecondità, basti pensare alla Diana di Efeso (Artemide polimastòs) con i seni a grappolo; gli etruschi, i romani ecc. Nella Diana di Efeso il petto materno aveva un’importanza simbolica: la madre universale che allattava l’intera umanità. Ora si sa bene che i romani avevano accettato qualsiasi religione, anche dèi stranieri quali Mitra, dio indiano, insomma tutti all’infuorii del cristianesimo. Quindi agli occhi dei romani questo simbolo delle mammelle, non significava il martirio della Santa, tutt’al più poteva significare la dea della fecondità. In questo modo i cristiani del tempo “fregarono” i romani. La simbologia non è scomparsa con i bizantini e neppure nel medioevo e allegorie simboliche sono frequenti nelle opere del Rinascimento italiano e europeo.
Tralasciavo di dire che nella lunetta della porta che conduce al chiostro ci sono altri due simboli importanti, sempre legati al martirio di Sant’Agata, si tratta di un’ascia, simbolo antichissimo, e di un uncino o tenaglie con le quali sono state strappate le mammelle della santa. Ai lati del portale ci sono altri due simboli: una croce e un fiore a sei petali; ma di questi e altri simboli, nella chiesa di Sant’Agata parlerò in una ricerca successiva, su questo stesso giornale “Il Galletto”, intitolata: “Leggiamo” una chiesa.
Per il momento usciamo da questo importante monumento della cristianità, del quale gli abitanti di Sant’Agata e del Mugello devono andare fieri, in silenzio e in punta di piedi.
Paolo Campidori
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