IL CONVENTO DI BOSCO AI FRATI

Intervista al superiore del convento

Rimangono solo due conventi francescani in Mugello questo e il convento di San Carlo, ordine francescano dei cappuccini. Il convento di Bosco ai Frati ha origini molto antiche risale al 700. Dove sorge ora il convento di Bosco ai Frati c’era un precedente convento di monaci basiliani fatto erigere dagli Ubaldini. I monaci basiliani si ritirarono verso la fine del 1100 inizi 1200. Questo convento fu costruito per loro, in quanto questi avevano una casetta dietro al Trebbio, che fungeva da conventino, però era piuttosto fatiscente. La parte più antica del convento  di Bosco ai frati, che risale ai basiliani, è l’ala Nord-Sud che parte dalla sacrestia. Mentre la chiesa era orientata Est-Ovest ed è tutt’ora così. I Basiliani erano romiti quindi andavano nei posti più nascosti. Qui in questo luogo di Bosco ai Frati c’era un folto bosco. Quindi non amavano molto i conventi? Anche San Francesco non amava tanto i conventi. I francescani avevano bisogno di capanne e più che altro andavano a predicare. L’ordine dei mendicanti al quale appartenevano era detto così solo perché vivevano di elemosine. Ora è cambiato un po’ il tempo, non viviamo più di questua. Essa consisteva per lo più in pane, ortaggi, legumi. E i soldi? No, San Francesco non amava il danaro. Ma san Francesco è passato davvero dal Mugello? San Francesco passò sicuramente da Borgo San Lorenzo, è un fatto storico. A lui fu donato questo convento dagli Ubaldini. In questo Convento soggiornò anche San Bonaventura, per un periodo breve, in attesa dell’arrivo del Papa che andava al Concilio di Lione. San Bonaventura, che insegnava anche alla Sorbona di Parigi, era uno dei cardinali che dirigeva il Concilio di Lione. Cosa c’è di vero della nomina cardinalizia di San Bonaventura al Bosco? La nomina cardinalizia qui al Bosco ai Frati è storia documentata. Qual’è la storia del Convento nei secoli successivi? Leopoldo, granduca, quando incamerò certi beni dei conventi prese tra l’altro i codici miniati, che si trovano ora alla Biblioteca Laurenziana. Portò via anche un trittico del Beato Angelico, che faceva da sfondo al Crocifisso di Donatello. Questo trittico si trova al Museo di San Marco. E il retablo? (altare in legno) E’ un contentino che fu dato al Convento, è di epoca seicentesca. E la storia del Crocifisso di Donatello? Nel 1450 subentrarono i Medici. Essi rifecero nuovamente la chiesa e l’abbellirono del Crocifisso di Donatello. Nel 1540 venne un forte terremoto che rovinò la chiesa e il crocifisso cadde e si rovinò. Con il Michelozzo sparì l’antico convento basiliano e assunse l’aspetto rinascimentale odierno. La parte bassa, al disotto delle volte, è ancora dell’antico convento. Quello stemma che c’è accanto alla porta sulla facciata, risalirebbe alla costruzione iniziale dei monaci basiliani. La parte laterale di sinistra é pure del 1400. Il Convento è tornato di proprietà della Provincia di San Francesco stigmatizzato che sarebbe la provincia toscana religiosa. Com’è la vostra struttura? I conventi sono associati e i religiosi sono ospiti e pellegrini. Al monaco non è dato possedere niente. Per quanto riguarda la regola? Della regola c’è ancora tutto, solo ci sono delle “Costituzioni” che sono delle modifiche o interpretazioni aggiornate, ma che tutt’ora devono essere approvate dalla chiesa, dalla Santa Sede. Come si gestisce il Convento? Per quanto riguarda le necessità del Convento i frati, che sono in numero ridotto, riescono a far fronte autonomamente alla gestione e manutenzione ordinaria. I lavori di manutenzione straordinaria, che sono ancora in corso, riguardano il rafforzamento delle basi del convento, in quanto questo poggia su un terreno galestroso di uno spessore di circa sei metri e una zona cedeva per infiltrazioni d’acqua. Cosa rappresenta il Convento per San Piero a Sieve e la zona del Mugello?  La presenza del Convento è molto sentita. La domenica e nei giorni festivi la chiesa si riempie di fedeli, pur essendo la stessa ubicata in disparte, a metà strada fra San Piero e Gagliano. Per quanto riguarda le vocazioni? E’ indubbio che queste si fanno un po’ desiderare. La colpa è un po’ di questa società che è basata tutta sulle ricchezze. Il progresso qualche volta distrugge se stesso.

Paolo Campidori
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