“GREAT, GREAT” PISTOLESI

Intervista al grande artista “allievo” di Annigoni, di ritorno dagli Stati Uniti, dove sta lavorando ad un ciclo di affreschi nella “Church of the Transfiguration” di Boston.

Nome: Silvestro; cognome: Pistolesi; professione: artista-pittore-ricercatore; DNA: allievo del grande Annigoni; segni particolari: grande. Questo in sintesi, potrebbe essere la scheda anagrafica di Silvestro Pistolesi, anche se un po’ scherzosa, come si addice a tutti i grandi che non si prendono mai sul serio. Potremmo aggiungere altri particolari: modesto (da non confondere con falsa modestia), simpatico, aperto, con un sorrisino un po’ a presa di c.., che non può e non deve mancare a nessun fiorentino, specialmente ai “grandi” come Silvestro. “Abita”, si fa per dire, lavora, ma dove lavora quella è la sua vera casa: una via di mezzo fra un negozio di antiquario, dove ci puoi trovare di tutto: dal trenino dello zio, a una vecchia fisarmonica, al ritratto insieme a Papa Giovanni Paolo II, a una vecchia e bella foto del “Maestro”: Annigoni. Dicevo dello studio, una via di mezzo fra un antiquario, un “bouquiniste” della Seine a Parigi, e un abituro evoluto di un “clochard”, del quale ha anche il “fisique du rôle”: barba nera e folta, capelli lunghi, e due occhi sbarazzini che ti scrutano da sotto le lenti. Il suo linguaggio è quello di un fiorentino arguto, colto, con una parlata elegante, che si emoziona non appena nomini Annigoni. Costui è, come diceva Mina, il “grande grande grande” nostro fiorentino illustre, mugellano di adozione, poiché da 30 anni, ogni estate lo trovi a Castagno d’Andrea, dove possiede una casa e dove nella chiesa di Don Bruno, chiesa nella quale si trova la  stupenda Crocifissione di Annigoni, lui, Silvestro, ha voluto lasciare il suo segno, e che segno! Un affresco raffigurante i poveri e i derelitti di questo mondo che guardano fiduciosi verso il Cristo in Croce, o se vogliamo, guardano ammirati l’eccezionale bravura del Maestro Annigoni (consapevoli che chi li ha ritratti non è da meno).  Riportiamo qui di seguito l’interessantissima intervista, integrale, rilasciata dal Maestro Pistolesi nel suo studio di Via della Robbia a Firenze, al sottoscritto.

Pistolesi a cosa stai lavorando adesso? Sto facendo una composizione di fantasia, un’invenzione...Un’invenzione? Questa casa-torre mi sembrava di averla vista. Probabilmente. Sono memorie, ricordi. Piano piano, come vedi, la metto sempre più a foco, per entrare nell’intimo Pistolesi, tu hai sempre dipinto nella vita, oppure è una passione..Io fin da bambino  (ho cominciato a sei anni) facevo qualche disegnetto, così, poi feci l’Istituto d’Arte di Porta Romana, perché ero “portato” appunto per il disegno; però l’idea di fare il pittore ancora non c’era, anzi addirittura, feci poi una scuola di grafica. Quando hai cominciato? Hai detto a Porta Romana? Eh, avevo 11 anni Cioè, vale a dire? In che anno? Si, vai ti tocca dire la data Nel 1954. E lì praticamente hai fatto.... Ho fatto la grafica, e pittura. Allora, Porta Romana era valida? Si, era una buona scuola. Poi, dopo frequentai una scuola privata di grafica e pubblicità, che era un po’ più specializzata, infine nel 1961 frequentando il Convento di Montughi dei Frati Cappuccini, conobbi Antonio Ciccone, allievo di Annigoni, e rimasi impressionato della sua bravura e allora in me rinacque l’idea, di una volta, di fare il pittore. Ma hai esercitato anche qualche mestiere in gioventù? Facevo il cartellonista e pubblicitario, eseguivo le scritte sui camion, eh, ho fatto di tutto. Sai, prima di trovare la propria strada... Poi, dopo questo, conoscendo il Ciccone, lui mi consigliò di frequentare la scuola della Nerina Simi, la figlia di un grande pittore dell’Ottocento,  che aveva una scuola, dove veramente si insegnava sul serio e la frequentai per due anni. In questi due anni, però, con Antonio Ciccone, conobbi anche Annigoni,  il quale, poco dopo, chiese al Maestro se avessi potuto frequentare lo studio. Mi disse di sì e allora nel 1963 cominciai a frequentare lo studio di Annigoni, e di lì sono nate tutte le cose: i primi affreschi, i viaggi e via, via. Quindi hai conosciuto anche Guarnieri? Sì anche Guarnieri, lo Stefanelli, ecc. La prima mostra poi la feci a Londra nel 1972. Poi ho cominciato con varie mostre, i vari affreschi, le chiese..Tu allora hai cominciato con Annigoni, la pittura vera e propria? Ecco, cosa facevi con Annigoni, cosa vi insegnava in modo particolare? Aveva una bottega il Maestro? No, aveva una piccola stanza dove lui ci metteva a disegnare, dalle nove a mezzogiorno, tutte la mattine..Disegnavate i classici? Si, si, facevo tutti i gessi, l’anatomia, e ogni tanto veniva a vedere, e poi, a un certo punto, ti diceva: vai avanti, oppure: distruggi tutto e ricomincia. Quindi, a volte, si pigliava da lui anche delle belle mazzate, però, voleva vedere anche la volontà della persona, cioè se uno era capace di autodisciplinarsi di sapere perdere e anche avere la forza di ricominciare,  era perciò anche un insegnamento psicologico, non solamente tecnico. Quindi per non arrendersi. Si, bravo, proprio per non arrendersi, per rafforzare proprio il carattere. Quindi era uno piuttosto esigente..Era esigente con se stesso e quindi vedere gli altri non esigenti non gli andava bene. Nell’affresco di Annigoni, la Crocifissione di Castagno, ci sono altre mani? Ci sei anche tu? No, no, io allora non conoscevo neanche Annigoni, perché quello l’ha fatto nel 1958. Ma allora l’amore per Castagno, è venuto?...Per caso, ci portò un nostro amico a fare una gita notturna, indimenticabile, da quanto fu tremendamente tragica e pesante, dopodiché, ci siamo innamorati di questo posto e ci siamo tornati tutti gli anni...E poi ci si trova bene lì con Don Bruno. Si, ora c’è Don Bruno, prima c’era Don Dino, entrambi sono state persone molto piacevoli. Ora possiedi una casa lassù? Ora possiedo una casa, che ci passo due o tre mesi l’anno.  E quest’amore che tu hai per tutte queste cose che vedo nel tuo studio (per dir la verità mi ci sono innamorato anch’io), vedo una spada, un fucile, una fisarmonica..Si, io dovevo fare il rigattiere. Sembra più il negozio di un antiquario che...è vero? E’ vero, io non butto via nulla. Sei, sotto codesto punto di vista, un conservatore di oggetti antichi. Si, è vero, mi ci affeziono e mi piacciono ..E fra queste cose - mi hai detto prima - c’è anche qualcosa che  ricorda la tua famiglia, tipo il trenino, che apparteneva a tuo zio. Si, a mio zio, quand’era bambino. Poi ho visto che qui nello studio ci sono diverse fotografie, in una ti vedo con Papa Paolo Giovanni II, mi puoi dire anche le altre persone, per cortesia, chi sono? Amici, i genitori e poi anche amici che purtroppo non ci sono più;  poi c’è quel frate, Frate Attanasio..Che hai poi riprodotto nell’affresco di Castagno? Si, anche. Con lui siamo stati tanto amici, proprio nel vero senso della parola, un uomo eccezionale, un uomo buono. Ho qui tutti quei ricordi di persone che purtroppo non ci sono più, che però rimangono nel cuore. Certo, certo, è una fetta di noi che sparisce, purtroppo. Per quanto riguarda la tua famiglia, Silvestro, tu fai parte di una famiglia numerosa? Noi siamo due fratelli e nessuna sorella. Il tuo babbo e la tua mamma erano proprio fiorentini? Si, si, il babbo era di’ Galluzzo, la mia mamma era nata ni’ viale Rosselli e io sono nato a Firenze in Via Fabbroni, dalle parti del Poggetto, ma a quei tempi non c’era il Poggetto. Il tuo babbo cosa faceva? Il mio babbo era molto bravo a disegnare, però sai da ragazzo, sì, pittori? I suoi genitori gli dicevano: macché pittore, e alla fine... Faceva, insomma, il rappresentante. Poi, ogni tanto, la domenica andava a disegnare; direi che era piuttosto bravino per certe cose. Va bene, poi lì vedo il ritratto di Annigoni, tuo maestro, ma anche tuo grande amico? Eh sì, era tutto, non era solamente un maestro. Senti, mi puoi dire qualcosa del carattere di Annigoni, magari si dice che era un carattere un po’ introverso..Ma no, non è vero, era una persona piuttosto timida, una persona buonissima, una volta entrati in amicizia...naturalmente lui non si apriva molto, però, con delle persone, con noi, insomma, era tutta un’altra cosa. Si facevano tante discussioni; un uomo intelligentissimo che si faceva tante domande, anche sul senso della vita, il perché della vita, sulla religione. E’ sempre stato un uomo profondo. Del resto per essere bravi a quel modo lì ci vuole anche l’intelligenza, non solo l’abilità. Poi accanto a quella c’è la foto del tuo babbo da piccolo. Davvero, e la mi’ nonna La tua nonna, e poi accanto la foto di tua moglie con due figli? Con tre Tua moglie come si chiama? Rossana E’ italiana? Si, si è di Bergamo Mi sembra una signora simpatica...e poi vedo dei busti e poi, soprattutto vedo delle bellissime pitture, tipo quella lì un fiume e bellissimo anche quel paesaggio là, in sanguigna. Si, quello rimane così E’ un effetto straordinario Si, in rosso, con questo cielo grigio, monocolore, diciamo. Senti, veniamo un po’ alla tua vita artistica a cominciare però dal Pistolesi già affermato.. Come ultimi lavori (ci lavoro però già da diversi anni) sto facendo nel Chiostro dell’Abbazia di Vallombrosa, una serie di affreschi che rappresentano la vita di San Giovanni Gualberto; ho fatto poi diversi affreschi, al Santuario della Verna, su San Francesco e il Cantico delle Creature E dove sono questi? Sono dentro al Convento Ma dove abitano i frati? Si, ma si possono vedere, poi alcuni affreschi sono dove mangiano i pellegrini. Poi ho lavorato nell’Abbazia di Montecassino: tutto il Refettorio, e due pale d’altare per questo cenobio. Hai fatto cose importantissime. Dopo te le faccio vedere, e ora sto facendo una grande chiesa in America vicina a Boston, a Orleans E come si chiama questa chiesa? La chiesa della Trasfigurazione Ma è una chiesa cattolica? No, sono anglicani. Si tratta di un lavoro importante: 350 metri quadri d’affreschi, e, credo, ci vorranno 10 anni per finirli. Negli U.S.A.  ci vado un trentina o quaranta giorni l’anno. Una volta preparato, qui,  tutti gli studi, parto e...In quale periodo? A settembre, sempre, verso la metà. A che punto sei con questi affreschi? Sono a metà della prima parete. Ho visto  le foto sono bellissimi. Si tratta della rappresentazione di tutta la vita di Cristo, poi ci sono... Scusa,  Silvestro, qual’è il tuo modo di lavorare? Prepari dei bozzetti su carta o su cosa? Gli studi proprio per gli affreschi sono fatti in sanguigna o a lapis su una carta preparata da noi per ottenere certi effetti, la pittura invece è su gesso a oro o su carta giapponese: anche questa una tecnica antica, per cui poi col procedimento della tempera grassa, questo è un procedimento tutto a velature, non è come l’olio che è diretto, ma si raggiungono i toni, solo, con sovrapposizioni: è una pittura di sovrapposizioni , insomma. L’affresco poi lo fate con lo spolvero. Si, certo, l’affresco come lo faceva Giotto Si, proprio come Giotto, con le giornate..Una volta eseguita la “tagliata”, decido: oggi faccio la testa, oppure faccio le spalle, insomma quella “tagliata” che mi ero prefissato di fare e che nell’arco del giorno va finita. Io noto che nella tua pittura c’è qualcosa di veramente innovativo, questi colori da sogno, che sono un contrasto fra l’antico e il moderno: c’è ultramoderno e c’è anche un richiamo all’antico, quindi una pittura di “rottura”, nel senso che rompe con ogni schema, rompe con il passato, ma, allo stesso tempo è agganciata allo stesso. In altre parole, non so spiegare, ma per esempio, questi colori si potrebbero elaborare col computer? Questo mezzo moderno, oggi tanto di moda, ti ha dato qualche idea? Proprio no! E la fotografia? Certe aberrazioni cromatiche...No, bisogna fare tanti bozzetti a olio “sul vero”, per imparare il colore; è lì che uno assimila e arricchisce la propria tavolozza, poi anche come memoria, rimangono tante cose, che poi al momento opportuno, avendone avuto la conoscenza e avendone fatto lo studio, tornano fuori. E, naturalmente, tu disegni da gran maestro. Gran maestro, no, ma insomma “fo’ icché posso” Sempre modesto, tu. Veniamo agli affreschi di Castagno d’Andrea, io sono rimasto sbalordito dalla bellezza, veramente mi sono piaciuti in una maniera incredibile e difatti appena li ho visti, con quei colori contrastanti, direi quasi psicheledici, mi sono detto: assolutamente voglio saperne di più. Ecco i tuoi affreschi di Castagno, ma te lo chiedo, eh? quelli si possono considerare il tuo capolavoro in assoluto? Ma sai, capolavoro è tutto e nulla, l’importante è cercare di capire quello che uno sente, o quello che immagina di arrivare a fare. Quando si raggiunge questo, bisogna essere contenti, poi, sai, giudicare non sta a me.. Capisco che si migliora sempre e, chiaramente, capolavori in futuro ce ne saranno ancora che supereranno quello, però, voglio dire fino ad ora... Ma sì, insomma, posso dire che lo ritengo molto importante. Però ho visto che sono bellissimi anche gli affreschi che stai facendo in America, e anche quelli lì, si potrebbe dire, che sono tuoi capolavori. Io ci metto la passione e ci metto l’anima dentro, poi non sta a me giudicare. Passione e anima...., bene, mi fa piacere. Da un certo punto di vista, così, mi sento la coscienza a posto, perché credo di fare e di dare il massimo Quello anch’io, nel mio piccolo...Appunto, l’importante è credere, no? Bene, vedo che in questo studio hai una bellissima luce, io forse te la sto parando un pochino, ti chiedo, la tavola da dipingere deve stare con questo taglio rispetto alla luce?..Ora c’è la luce a sud, la luce perfetta sarebbe il nord, perché è una luce indiretta, questa entra un po’ dentro, però, per poco tempo, quindi...Oltre a questi soggetti religiosi ho visto tu fai anche delle composizioni su tavola. Ecco, a te dà più soddisfazione, non parlo economica perché a uno come te non si dovrebbe parlare di  sola soddisfazione economica. Tu sei sicuramente un artista che una cosa la deve fare con sentimento e con il cuore, sennò....Però, dove ti senti più realizzato nell’affresco o..Ma, l’affresco è faticoso, molto faticoso, ma molto bello, anche perché ti permette di lavorare in una certa grandezza, in un certo spazio. E’ faticoso anche perché hai quell’urgenza di finire..E poi tutto il giorno in piedi, otto o nove ore, sali e scendi, per vedere gli effetti da lontano, insomma, è abbastanza faticoso. Però, anche la composizione fatta nello studio, tavola grande, o tavola piccola, anche quella ti riempie ugualmente, l’importante, ripeto, è arrivare a quello che ti sei prefisso. Senti, mi vuoi dire qualcosa di tua moglie e dei tuoi figli? Mia moglie è un architetto, che però non esercita, perché, con tre figlioli sarebbe stato molto difficile esercitare. E’ una bravissima ragazza, responsabile. Dei figlioli non mi posso lamentare, sono tutti molto buoni e quindi devo dire che sono stato fortunato. L’unica pecora nera sono io. Insomma, dai, bisogna essere anche un po’ pecore nere, non è vero? Ma poi, in fondo, non  lo siamo. E per quanto riguarda la tua cerchia di amici? Ci sono amicizie antiche e amicizie nuove, ma comunque, io non è che abbia molte amicizie. Poi ho queste persone che dipingono (allievi fortunati), come questo signore qui presente che dipinge, ora lui è tanti anni che mi conosce e c’è quindi anche un’amicizia. Quello che volevo dire, nella tua cerchia di amici, sono tutti pittori, sono tutti dell’ambiente artistico? Sì, in media è gente che ha una certa inclinazione artistica, se non è la pittura, sarà la scultura.... Tu dipingi anche all’aperto con cavalletto? Sì, anche all’aperto, ma non sul cavalletto: le famose “impressioni”; i bozzetti, sono fatti tutti “sul”  vero. Ti vorresti fare una domanda? Fatti una domanda e risponditi. Io? Che domanda mi fo? Eh, una. Per esempio, quella che ho dimenticato di fare io. “O icché tu hai dimenticato?” Non lo so Allora mi farò una domanda e una risposta. Più che una domanda è un consiglio: Silvestro lavora, cerca di lavorare bene e cerca di migliorare, di andare avanti. Bravo E io ancora mi risponderò: che cercherò di fare del mio meglio. Benissimo. Ora ne butto là una io, alla quale ci tengo molto. Tu sei un cattolico? Non un bravo cattolico. Qual’è la tua posizione rispetto alla religione? Io ho un po’ di alti e bassi, a volte mi vengono dei dubbi, a volte mi vengono dei problemi, delle domande, come tutti, più o meno Ne ho tanti anch’io. Però, diciamo, in Gesù Cristo ci credo E’ già molto. Io credo che la migliore espressione della tua fede si trovi nei toui affreschi, più bella di quella...Io sono sempre stato amico dei monaci e dei conventi, quindi la chiesa cattolica per me ha una grande importanza In te c’è sempre questo richiamo? Sì, ogni tanto faccio il figliol prodigo, scappo, ma poi ritorno. Ma sì, è bene perché sai la vita va anche un po’ vissuta, dobbiamo  anche essere uomini del nostro tempo. Ma nelle parrocchie, ad esempio quella di Castagno, tu trovi la spiritualità, la pace, tipica dei monasteri, delle Abbazie millenarie, come quelle benedettine, vallombrosane, francescane, ecc? Cosa ti affascina della vita parrocchiale, lo stare con la gente? Si, sì mi piace stare con la gente, nelle parrocchie,  anche se non trovo proprio l’identica spiritualità dei conventi,  Ecco, dì qualcosa di Castagno, per questo Galletto, Giornale del Mugello. Castagno è un paese stupendo, più che altro bellissimo per la natura che lo circonda. Ci sono dei boschi fiabeschi, boschi che veramente non si trovano da nessuna altra parte. I personaggi, le persone di Castagno, i vecchi almeno, che ora stanno scomparendo tutti, erano persone  che veramente riuscivano a comunicare, a darti la loro esperienza nei loro racconti. Quindi, bella gente. E poi i giovani d’oggi s’assomigliano un po’ tutti, anche i castagnini giovani, insomma, sono un po’ uguali a quelli della città. Ormai è entrato il computer, sono entrati i telefonini, le macchine e compagnia bella, quindi la vera caratteristica, il cuore di Castagno, se ne sta andando via coi più vecchi. Noi siamo gli ultimi testimoni che hanno visto questa generazione ormai sparita. E’ vero, i miei figlioli, un pollaio l’hanno visto solamente andando in campagna. Allora ai tuoi figli fai leggere il mio libro: Mugello-Vita di Paese – Un viaggio attraverso i ricordi, lì ci troveranno tante cose sul mondo perduto.Con questa, che vuole essere solo una battuta, mi congedo dal grande Silvestro Pistolesi. Ho riportato di lui un’impressione bellissima: quella di un uomo ricco di talenti, un uomo e un grande artista con un cuore veramente grande, anzi “grandeeee!!”, come dice un grande cantante e autore di canzoni: Renato Zero. (Segue in una prossima puntata il profilo artistico e critico del Pistolesi, con le sue ultime opere in corso di esecuzione in America e in Italia)

Paolo Campidori
(Copyright P. Campidori)