In questo racconto che ha per oggetto il treno della Faentina (ricostruita di fresco), immagino le buonanime di due o tre contadini vecchio stampo, che si ritrovano nel loro paesino di Fontebuona in Mugello e che, con il loro linguaggio colorito danno vita a una macchietta, a uno spaccato di vita d’altri tempi. Il racconto si chiama:

MA ICCHENE? GL’HANNO RIMESSO I’ TRENO?

Gosto: E’ glero lì che steo aspettando l’autobusse alla fermata di Fontibona. Aspetta che t’aspetto,  e’ veggo che passan tutti ma non la SITA. Allora e’ mi son detto: Guardiam un po’ l’oriolo pe’ vedere sell’é indreco o innanzi. L’é digià i’ tocco? L’aotobusse, positivo, l’è digià passata. E steo per andà su tutte le furie quando ho visto Nanni di’ Cecioni che mi punta ben bene e poi gli escrama: O Gosto che tu se’ rimbescherio? O ‘un tu sai che gl’hanno rimesso i’ treno e’ si ferma prioprio a i’ Sartalavacca? E mi son detto: Nanni o cià i’ ruzzo o l’ha beuto un po’ di calici di quello bòno da’ i’ Fedi. Maicché, Nanni gl’insiste. Macché ruzzo e ruzzo! T’a ire a i’ Sartalavacca e tu ti rendi conto che gli è prioprio cosie come te l’ho detto innanzi. Io so che i’ Nanni gli è avvezzo a fare i trabocchetti alla gente dabbene, sicché e’ gli dio: Lo sai icché Nanni, tu ccià andà te alla stazione di’ treno. Ma icché tu credi che sia rincognioni’o? E gli è un po’ che parlano di’ treno! Tu dei sapere, che i tedeschi, quell’animacce, la feciono fòra con le grana’e, con le bombe. E’ parea l’inferno. poi viensono gli ameri’ani, boni chelli! E l’arebbono dovuta ricostruire loro, con i’ piano Marscialle. Ma icchene! Poi comincionno co’ i’ carosello della politi’a. Tutte le ‘orte che ci s’avvicinava alle votazioni pe’ prima ‘osa, e’ prometteano di rimettere i’ treno. Ormai gl’era diventata una burletta. E’ gl’eran cresciui certi arberi sulla ferovia che e’ pareano la foresta amazzonica. E poi quelle gallerie. Ma indoe? O come tu fai a stasalle? Mentre ero a fare questi riortolamenti ni’ mi’ cervello o unn’arrìa la Beppa, la donna di Maso. Anche lei la mi fà: O gosto tu se’ prioprio l’ùtimo a sapelle le ‘ose. E gl’hanno rimesso i’ treno, lo sanno anco i più bischeri. Ora si potrà dire tutto della Beppina, che ‘la sia un po’ ciattrona, un po’ chiaccherona, ma bugiarda noe! Se tu me lo dici tene, guarda e’ vo’ a i’ Sartalavacca a vedere. Poco dopo passa i’ prete di Feraglia con la Lambretta e’ mi guarda con du’ occhi stranulati che parea un marziano. O icchè gliae? Lo sai icchene? Tanto l’aotobusse l’ho persa, m’incammino, senza da’ troppo nell’occhio per non passa’ da minchione. Arrìo a Sartalavacca, guardo in giue e ti ‘edo una bella stazioncina. Se unné vero, stiantassi in questo momento. E’ la parea la casina delle fate. A un certo punto: ciuffe....ciuffe....ciuffe. O ‘un t’arrìa i’ treno. Questo gliè i’ massimo! E’ mi son preoccupa’o subito, siccome mi’ pae, bon’anima, l’ha sempre detto: Gosto, quando rimettano i’ treno e’ scoppia la terza guerra mondiale. Maremma diaola! Che sarà vero, eh? Lo sai icchene, tiro fòra da i’ corpetto una bella Nazionale semplice, senza filtro; quelle co i’ filtro le ‘un mi garbano, le fummano i signori, quelli che scialano. Di solito fummo sempre l’Arfa, quelle che ‘le sanno di cipolla. Insomma, tiro fòra anche gli zorfini e mi son messo a fare una bella fummatina e a guardarmi questo spettacolo meraviglioso di’ treno. E ho detto, tra mene e mene, lo sai icchene, se fumma i’ treno, l’è giusta che e’ fummi anch’io. E tra una tirata e l’altra ho deciso di tornare a casa. La prossima ‘orta glielo di’o anche a Foresto che c’è i’ treno a Fontibona. E’ vorrà dire, Maremma diaola, che s’andrà a i’ mercato a i’ Borgo co’ i’ ciuffe, ciuffe.

Paolo Campidori
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