QUELLA MADONNA E’ UN VERO CAPOLAVORO
 

Mi sono soffermato più volte ad ammirare la Madonna col Bambino, una tavola fondo oro, che si trova nella Pieve di Vaglia e proviene dalla Chiesa di Cerreto Maggio. Ha ragione il Pievano Don Mario Martinuzzi: “Mi ci sono affezionato a quella bella Madonna, per questo l’ho messa nella parte più importante della mia casa. Così tutte le volte che entro in casa c’è Lei ad accogliermi e tutte le volte che esco, sempre Lei che mi garantisce la Sua protezione”. Il discorso non fa una grinza. Anch’io la guardo e la riguardo e sempre più scopro in questa pittura cose magnifiche. Qualcuno vorrebbe che questa fosse una copia! “Ma si può copiare un capolavoro così?” Anch’io non trovo plausibile questa ipotesi, ma non solo io. Il grande studioso Calzolai, nel libro Chiesa Fiorentina, ne parla come di un capolavoro da ascriversi alla Scuola Senese del sec. XIV. In effetti chi potrebbe rifare un’opera così bella? Lo escludono tanti particolari, ad iniziare dalla doratura così finemente cesellata, che solo un artista di allora avrebbe potuto fare, e poi la pittura stessa: mano di un grande artista e altri particolari che esamineremo in seguito. E’ probabile invece che l’opera abbia subito delle ridipinture. Nel XVI e XVII secolo, queste avvenivano frequentemente per adeguare le pitture antiche, spesse volte ieratiche e bizantineggianti, al gusto più moderno che si chiamava Barocco. Ad altre pitture, invece, sono proprio stati cambiati i connotati per adeguarli alle esigenze delle chiese. Ad esempio, al San Niccolò che si trovava nella chiesa di Ferraglia, nonostante avesse altri attributi, per adeguarlo al  nome del Patrono, appunto San Niccolò, fu sostituito il nome. Oggi si direbbe gli hanno cambiato i connotati. Ma torniamo alla nostra meravigliosa tavola. Il Bambino stringe con la mano sinistra il dito mignolo della mano lunga e affusolata della Madonna, e con il braccio destro alzato accarezza il volto, dolce e materno, della Mamma. La mano destra accarezza dolcemente la guancia, con il ditino pollice ripiegato quasi che voglia sfiorare le sue belle labbra. La Madonna con la mano sinistra sorregge il Bimbo con la mano aperta.  Il bimbo guarda il volto tenero della Madre, ma lo sguardo di quest’ultima è rivolto verso chi la guarda. Gli occhi della Madonna sono bellissimi con la pupilla scura. Nell’occhio sinistro si nota un bagliore di oro che sembra riflettere la luce del Divin Figlio. Il volto della Madonna è roseo e le labbra sono di un bel rosso che si intona col vestito. Anche il Bimbo guarda teneramente la Madre, ha i capelli biondi e ricciuti, che terminano con un bel ricciolo d’oro sotto l’orecchio. La Madre ha un mantello, ricamato d’oro ai bordi, che Le copre la testa. Sotto questo mantello appena si scorge un velo sottostante. Il mantello, secondo la iconologia classica, ma anche secondo la simbologia dei colori, doveva essere di un bel blu lapislazzuli, scuritosi con il tempo, con delle bordature in oro. Il vestito della Madonna è di un bel colore rosso, ricamato con piccole losanghe in oro. Le aureole, solo se si osservano attentamente, scopriamo dei dettagli interessantissimi. Dietro la testa del Bimbo appaiono i tre bracci della croce, eseguiti con una specie di bulinatura in oro. Fra i bracci della croce sono inseriti quattro fiori a sei petali. Anche in questo caso il 6, cioè il numero dei petali, non è posto a caso ma corrisponde alla simbologia dei numeri. Nell’aureola della Madonna, invece, ci sono dei fiori a 6 petali contornati da altri 6 petali più grandi: 12. Nella simbologia cristiana corrisponde ai 12 Apostoli. La tavola, in origine, doveva essere cuspidata, in quanto gli angoli, come si vede chiaramente, sono aggiunte successive e anche l’oro è diverso. Il mantello della Madonna, all’altezza della spalla, presenta un ornamento a ricamo a forma di fiore a 4 petali, disposti diametralmente, con 4 pistilli, si tratta forse di un giglio stilizzato, simbolo della purezza. La veste del fanciullo è di un bel giallo-arancione, simbolo di regalità, che si intona con la capigliatura, quasi dorata dei capelli, e copre tutto il Fanciullo, lasciando scoperti solo i piedini. Nella sua piccola tunica ci sono delle bordature d’oro nel giro-collo e nell’attaccatura delle maniche. Il panneggio del vestito del Bambino è assai dolce e le pieghe non troppo goticizzanti. Le mani della Madonna sono straordinariamente eleganti, molto lunghe e affusolate. La “craquelure” si presenta in maniera omogenea sul volto della Madonna, mentre il volto del Bambino è attraversato da una fessura nella zona inferiore. Questa fessura è estesa, verticale, e probabilmente corrisponde  a una sconnessione delle tavole, che notiamo, sono state consolidate con incastri a coda di rondine. La parte inferiore della tavola presenta una curiosità. Essa infatti va assottigliandosi verso l’estremità e, proprio in questa zona, la parte è stata ridipinta in epoca successiva. E’ probabile, ma non sicuro, che in questo punto dove la tavola si assottiglia, fosse coperto da una incorniciatura. Oppure può darsi che la tavola sia stata usata, in passato, per usi non proprio decorativi o cultuali. Ad esempio, una bellissima Madonna a Montemerano, in Maremma, fu usata come porta, e a questa fu fatto anche un buco in basso per lasciar passare il gatto. Quindi non dobbiamo scandalizzarci. Con molta probabilità questa tavola faceva parte di un trittico, poi andato smembrato con il tempo. Cioè, a lato della tavola, dovevano esserci altre due tavole, con raffigurazioni di Santi. Il dipinto,che stiamo trattando, viene inserito nell’ambito della scuola senese del sec. XIV, con forti richiami alla pittura fiorentina. Ma la vera sorpresa del dipinto è, che questo, potrebbe nascondere sotto lo strato di tempera, un dipinto più antico, forse un’altra Madonna. Ce lo farebbero supporre certi saggi compiuti in epoca imprecisata. Tuttavia questa ipotesi potrà essere avvalorata solo sottoponendo il dipinto in questione ai raggi X. Mi auguro, tuttavia, che la curiosità o il “motivo di studio” non prevalga e questa bellissima Madonna col Bambino possa essere amata ed ammirata ancora per tanto, tanto tempo.

Paolo Campidori
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