MONGHIDORO: UN POPOLO CON LA MUSICA NEL SANGUE 

Non c’è alcun’ombra di dubbio, Monghidoro è un paese a vocazione canterina. Gli esempi sono molti a cominciare dall’inossidabile immarcescibile “eterno ragazzo”, alias Gianni nazionale, che proprio quassù a Monghidoro ha avuto i natali e ha trascorso l’infanzia di “enfant prodige”. L’ha raccontato proprio lui, il Gianni, ha cominciato prestissimo a cantare nelle balere della provincia e di Bologna, accompagnato sempre da quella fisarmonica, che da queste parti non è solo uno strumento musicale ma è l’ombra che accompagna ogni buon monghidorese, firenzuolino, ecc. Ma non bastava Gianni a far delirare le folle con il suo “In ginocchio da te”, “Occhi di ragazza”, ecc. ora, ma non da ora, si è messo pure il sindaco, alias Marino Lorenzini, che all’inizio, “furbino, furbino”, si è fatto conoscere con il suono delle campane del prete. Qualche rintocco dato con maestria dal campanile della chiesa di Monghidoro, poi, piano piano, è diventato un esperto di campane. Il sindaco, direte voi? Proprio così! Lorenzini ha voluto dimostrare che stare all’ombra del campanile non è per niente facile, tantopiù quando i campanili stanno in piedi per miracolo e le campane pesano qualche tonnellata. Ma con la passione delle campane nel sangue si nasce. In altre parole campanari provetti si può anche diventare,  ma bisogna avere almeno una certa predisposizione, poiché le campane non sono tutte uguali. Lo sentite dal suono: Din Dan Den Donnnnn! Un suono per ogni campana. E allora, il nostro bravo Lorenzini, sindaco, con tanto di fascia tricolore, fa l’apprendistato di “campanaro” con i “vecchi” che hanno dei nomi buffi per noi toscani: “Chicon”, per esempio, (che poi sarebbe Ceccone), colui che meglio di tutti maneggiava la campana più grossa, la “Scaricalasino”. Ma il nostro Chicon, cavatore e scalpellino, ebbe un incidente proprio nella cava, un incidente del tutto fortuito. Si dice il destino! Non fu una pietra a rotolargli addosso ma un grosso albero, un cerro, che alcuni taglialegna stavano tagliando proprio nei pressi della cava, minandogli seriamente la salute. Le campane, una volta, erano la voce del paese, ciò che per noi è il telefono, la radio, la sirena, ecc. Esse annunciavano eventi lieti come eventi tristi. Ed ecco che durante la Messa domenicale “Un doppi dòp la Messa us feva sempre”. Purtroppo le campane alcune volte annunciavano anche eventi tristi, quando ad esempio moriva un popolano. Per un funerale “us feva l’anvèl”, che consisteva in una specie di annuncio. Se il defunto era donna si facevano con la campana sette botti, ben distanziati l’uno dall’altro, se il defunto era un uomo i botti diventavano nove (Ora pare che le donne, sentendosi discriminate, abbiano richiesto nove botti, per parità, come gli uomini). C’è tutto un linguaggio tecnico appropriato che riguarda i campanari e le campane. “Suner ei mezdè” ad esempio significava suonare il Mezzogiorno, “l’ora ed nòt” era il suono che annunciava la notte, quando ognuno si preparava per andare a “nanna”. Il nostro Sindaco Lorenzini, affina l’orecchio e scopre piano piano i segreti di ogni campana, fino a “mettersi in proprio”, come diciamo  qui in Toscana. Lorenzini e i bravi campanari di Monghidoro organizzano dei veri e propri concerti di campana, e dato che il campanile della chiesa, era rovinato, sistemano le cinque belle campane monghidoresi su un camion, pronte per qualsiasi bella scampanata all’aperto in paese, e anche fuori del paese. I campanari diventati, nel frattempo, “professionisti” si appropriano di un gergo tutto loro, il gergo dei campanari che fuso con lo “slang” monghidorese, diventa, un qualcosa davvero  mimpossibile a capire per noi toscani. Ad esempio, se un campanaro si faceva sfuggire la campana (cosa disonorevole), cioè “la fèla prillér”, in questo caso il campanaro o “ei ciàp o la stanga” (cioè  a cedere sarebbe la corda con cui tiene la campana o la stanga dove il campanaro appoggia la spalla per puntellarsi). Quando la campana è fuori asse “la nera brisa in balenza” qualcuno ci rimette “ei fott ei ciàp”. Certe volte anche le corde più grosse si spezzano, nonostante siano di canapa  “a quater calamer”, cioè del diametro di ventiquattro millimetri, e allora, poteve immaginarvi da soli… I nostri campanari, non credete, la sanno lunga. Hanno suonato un po’ dappertutto, perfino a Roma dal Pontefice. Inoltre, hanno scampanato in Slovenia, in Belgio, presso un campo sportivo in occasione di una partita “del cuore” del loro beniamino e concittadino Gianni Morandi. Ma per il Sindaco Lorenzini le campane, sono diventate un po’ “strette”, come dire, lui che ha la passione della musica nel sangue, le campane non le può suonare sempre, ad esempio quando è in casa, e in particolar modo quando è solo, affacciato sul bel panorama monghidorese, magari occupato nei suoi pensieri di primo cittadino, intento imporre qualche piccola tassa in più per far riquadrare i bilanci dell’amministrazione. In questi casi Lorenzini ha un’amica affezionata che gli fa compagnia. Non fate brutti pensieri, eh! L’amica del cuore è la “fisa”, compagna di ogni buon emiliano e romagnolo che si rispetti. Quest’amica “fisa” diventa docile docile, egli la “tocca” nei punti “giusti”, facendo uscire i suoni più belli, quelli più melodiosi, quei suoni carichi di allegria e di una velata tristezza che insieme ti fanno ridere e piangere. La sua “fisa” rossa con i tasti bianchissimi che sembrano tanti bei denti di un bel bianco avorio, proprio come i denti che si vedono nelle bocche sorridenti delle belle monghidoresi. Anche Gianni Morandi ha cantato, accompagnato dalla sua fisarmonica del Sindaco, recentemente in una festa organizzata sul campo sportivo di Monghidoro. E’ un piacere sentirlo suonare, poiché al suono dello strumento Lorenzini accompagna il suo bel sorriso, la sua gioia incontenibile di “montanaro” monghidorese, affabile e amico di tutti, anche e soprattutto dei toscani, con i quali, da tempo, ha ricercato una fattiva collaborazione. Sua idea, ad esempio, è stato il ripristino dei cippi dognali presso le Filigare che delimitavano il territorio dei due stati: Mediceo-Lorenese con quello Pontificio. Nel Comune, poi, ci sono due belle copie degli stemmi toscani e emiliani, segno che i Monghidoresi guardano alla Toscana in termini di amicizia, che non è poco! Ma la cosa non finisce qui.Recentemente è uscito un bellissimo compact disc intitolato “cantando in Coro”, un album davvero eccezionale. L’ho sentito per la prima volta all’interno del Bar Centrale di Monghidoro, detto anche l’Ombelico del Mondo, mentre degustavo un fumante  “vin brulé”, e fuori cadeva le neve piano piano. Ho chiesto chi fossero gli esecutori di questi bellissimi canti natalizi, e Roberto, il barista, mi ha detto con orgoglio, e con accento monghidorese: “Sono i Coristi del Coro Parrocchiale di Monghidoro”. Sono rimasto allibito. Queste sono delle cantate bellissime, che sicuramente allieteranno e riscalderanno, con il loro tepore natalizio, le case dei monghidoresi e non solo. Vorrei dire che l’album è stato dedicato a Milena, una ragazza scomparsa in giovane età. Inoltre il ricavato andrà in opere di beneficenza per la realizzazione di un orfanotrofio in Burundi. Pensate il disco è stato registrato l’11 dicembre 2004, più fresco di così! Mi sembra doveroso ricordare Riccardo Lolli, tecnico registrazioni fonico e mix, Mario dall’Olio, assistente fonico e i i due sacerdoti Don Marcello e Don Sergio Rondelli parroci della chiesa di Monghidoro.

Paolo Campidori
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