CAFAGGIOLO: STORIA DI UN PRESUNTO OMICIDIO

La tragica storia di un amore impossibile fra Eleonora di Toledo e Bernardino Antinori

Nell’estate del 1576, il secondo anno del regno di Francesco, successe una terribile tragedia che fece cadere un nero manto di lutto sul Palazzo ducale. La famiglia a quel tempo consisteva in Francesco, con la sua moglie Giovanna e i loro figli, il suo fratello più giovane Pietro (sposato due anni prima con una nipotina della loro madre, chiamata come lei Eleonora di Toledo, figlia di Don Garzia di Toledo) e sua sorella Isabella. Pietro, il più giovane degli otto figli di Cosimo ed Eleonora, fu privato della madre all’età di otto anni, e preso in antipatia dai fratelli, crebbe passionale, geloso, dissoluto, con nessuna buona qualità e adesso aveva 22 anni. La sua giovane moglie Eleonora, aveva a quel tempo quasi venti anni; quando venne a Firenze era quindicenne e  tutti ebbero compassione di lei, una giovane ragazza bella e innocente, per andare in sposa a Pietro. Questa coppia, così male assortita viveva nel Palazzo dei Medici in Via Larga (attuale Via Martelli). Pietro completamente dedicato alla sua vita dissipata (si parla anche di pederastìa), aveva in odio il matrimonio e  dal primo momento trattò Eleonora nel peggior modo possibile. Egli scandalizzava perfino la società di quel tempo con le sue disgraziate orge, mentre la sua sposa veniva come dimenticata e trattata come un oggetto di pietà. I risultati non tardarono ad arrivare.  Eleonora, fatta per l’amore, ma lasciata da una parte e dimenticata si innamorò di un giovane della sua stessa età, Bernardino Antinori. Non molto tempo dopo, uno dei suoi amici attaccò lite con Bernardino e lo assalì nello stretto passaggio che va lungo il lato sud di Palazzo Strozzi e Bernardino per difendere la sua vita uccise il suo assalitore. Egli fu consegnato subito alle autorità e fu confinato, come prigioniero, nel palazzo della sua famiglia fintanto che non fosse stata detta in merito la volontà del Granduca. Eleonora temendo per la sua vita e, fuori di sé dalla rabbia, andò girando intorno al palazzo Antinori nella speranza di vederlo e parlare con lui ad una delle finestre, ma non ci riuscì. Bernardo fu esiliato all’isola d’Elba, da lì mandò una lettera a Eleonora, supponendo di averla data in mani sicure, ma per un caso la lettera fu consegnata a Francesco e subito causò la condanna a morte di Bernardo. Egli fu riportato a Firenze, consegnato al Bargello e gli fu dato solo un’ora per prepararsi alla morte, che fu eseguita il 20 giugno (meditiamo gente, meditiamo!). Il destino di Eleonora seguì velocemente. Il giorno 11 luglio ella ricevette una convocazione da Pietro di incontrarlo alla Villa di Cafaggiolo, lasciando il suo figlio Cosimo di quattro anni a Firenze. Supponendo il peggio Eleonora abbracciò il suo piccolo tante volte in un fiume di lacrime e poi si accinse a partire per Cafaggiolo immersa nell’angoscia e con cuore trepidante. Essa raggiunse Cafaggiolo sulla sera. Pietro cenò con lei, e poi sguainando la sua spada la uccise. Il corpo fu subito sistemato in una cassa e portato la stessa notte a Firenze. Si è detto che questo omicidio di Eleonora, che era la cognata del Duca Francesco fosse stato eseguito proprio  su ordine di Francesco. Trentadue anni dopo, cioè nel 1608, fu eseguito il lavoro per il nuovo mausoleo. Francesco Settimanni, addetto ai lavori (che era un accanito anti-Mediceo)  nel suo diario dice: “L’autore di questa relazione ha preso atto che nell’anno 1608 egli vide il corpo della suddetta Eleonora in occasione della riesumazione e della traslazione del corpo dalla nuova Sacrestia alla Cappella; e che essa era ancora bella come da viva, senza che il corpo fosse minimamente corrotto o danneggiato e appariva esattamente come se dormisse, ed era tutta vestita di candido”. Avendola egli vista 32 anni dopo in uno stato così perfetto di conservazione e non avendo egli visto tracce di ferite, questo potrebbe far propendere per la  versione, come del resto fu dichiarato al momento della sua morte, che Eleonora non fosse stata uccisa da Pietro ma che la stessa fosse morta per altre cause; forse il suo cuore  non resse all’emozione di quell’incontro. Questa incorruttibilità della salma inoltre dimostrerebbe che non ci sia stata fretta nel fare il funerale, e inoltre dimostrerebbe che ci sia stato tempo sufficiente per fare l’imbalsamazione del corpo. Il figlioletto di Eleonora, Cosimo, morì alcuni mesi dopo la sua mamma, ed è sepolto in un angolo del mausoleo. Quando nel 1857 la cassa del piccolo Cosimo fu aperta il corpo fu trovato vestito di velluto bianco ricamato con fili d’oro, e aveva sul capo una piccola cuffia di velluto nero circondato da un cerchio di fiori in oro filigranato. In una tavoletta d’argento fissata dietro il capo c’era una iscrizione che diceva: “Cosimo figlio di Pietro, e nipote del Duca  Cosimo I, deceduto all’età di anni 4. Strappato da una grande fortuna. Venuto al mondo nel febbraio 1571. Purtroppo chiamato velocemente a lasciarlo nel settembre 1576”. Dopo questo episodio Pietro fu mandato alla corte di Spagna e lì rimase per il resto della sua vita odiato come lo era a Firenze. Morì in Spagna nel 1604. Il Niccolai pur trattando del fatto in maniera più succinta e, direi quasi telegrafica, dice in proposito: “Ivi (a Cafaggiolo), Don Pietro, vile e svergognato, fattosi sicario del fratello Granduca, che l’aveva comprato per 40.000 ducati alla tutela di un falso onore, ripudiato per la vergogna di cinedi (atti contro natura) l’affabile sua sposa Eleonora di Toledo la pugnalava il dì 11 luglio 1576, di sera tarda, nella camera di lei al secondo piano della villa”. Come possiamo vedere anche la storia si presta a molteplici interpretazioni. Ma la verità dove sta? Dobbiamo credere più al grande studioso C. F. Young che nel 1912 ha scritto due grossi volumi sui Medici, o forse è più veritiera la versione dello storico locale mugellano Francesco Niccolai nella sua “Descrizione del Mugello” del 1914?  Vorrei concludere con una battuta, ma è solo una battuta, dello scrittore Oscar Wilde: “Dare una descrizione precisa di quello che non è mai successo è il mestiere proprio dello storico”. Ma questo non è il caso.

Paolo Campidori
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