INTERVISTA A ANTONIO PAOLUCCI, SOPRINTENDENTE
 

E’ stata una bella emozione rivarcare la soglia di Via della Ninna numero 5. E’ stato un po’ come varcare  il famoso “ten” di Downing Street, oppure entrare nella famosa “Sala Ovale” della White House americana. Mi attendeva, per una intervista, il Soprintendente al Polo Mussale delle Gallerie Fiorentine, Prof. Antonio Paolucci. Dopo aver fatto un po’ di anticamera, che in questi casi è doverosa, sono entrato nella “sala dei bottoni” della più prestigiosa Soprintendenza. Con la solita eleganza e lo stile che lo contraddistingue, il Prof. Paolucci, mi ha salutato cordialmente. Già ci conoscevamo poiché anch’io vengo da quell’ambiente, nel quale ho passato molti anni della mia vita. Nell’ultimo periodo della mia carriera alle Belle Arti, sono stato proprio uno dei suoi collaboratori, esattamente all’Opificio delle Pietre Dure, dove il Professore ricopriva la carica di Soprintendente ed io quella di Segretario. Precedentemente ero stato collaboratore del Prof. Umberto Baldini e del Prof. Luciano Berti, due Ex Soprintendenti che ora sono andati in pensione. Per la verità non ho trovato molto di cambiato, anche se erano circa quindici anni che non ritornavo in quegli ambienti. Dentro quelle sale, in quegli uffici, si respira l’aria dell’antico, dai mobili di stile, ai quadri stra-famosi alle pareti, tutto qui parla di antichità e di “fiorentinità”. Il tema dell’intervista non era specifico, bensì, una panoramica sulle Antichità e Belle Arti del Mugello, Alto Mugello e anche di Firenze. Abbiamo trattato, con il Prof. Paolucci, molti temi, primo fra tutti quello della “critica d’arte” in rapporto a quanto era successo, anni fa, dopo il “riconoscimento” dei falsi “Modì”. Il Prof. Paolucci ha detto che, certe volte, nonostante la prudenza non sia mai abbastanza, è possibile commettere certi errori, anche da gente esperta, poiché le differenze di stile fra taluni artisti è veramente minima. Dunque, per il Prof. Paolucci, l’attribuzione delle opere d’arte è una cosa seria e ci sono sempre dei grossi margini di incertezza. Dopo aver parlato della Galleria dei  ”Nuovi Uffizi” e delle problematiche che impediscono di portare a termine la sua realizzazione, abbiamo rivolto l’interesse verso i problemi artistico-culturali che affliggono il Mugello e l’Alto Mugello. Il Soprintendente ha poi parlato dell’arte moderna. Certe opere, come quella di Pistoletto a Porta Romana, sono totalmente fuori luogo, poiché inserite in un contesto non idoneo, essendo quello di Porta Romana, un “centro storico” della massima importanza. Tali opere – ha aggiunto il Professore – potrebbero però stare benissimo nelle periferie delle città nuove. Riguardo al trasferimento dei Beni Culturali alla Regione Toscana, regione che vanta un passato storico e culturale invidiabile, Paolucci si è dimostrato del tutto contrario. Anzi, Paolucci ha parlato di una “sede distaccata” della Soprintendenza Beni Artistici che copra il territorio del Mugello e dell’Alto Mugello. Ha poi criticato il progetto di realizzare un Museo di Arte Moderna e Contemporanea nell’Ex Molinone di Marradi. Ha poi precisato le differenze  di interpretazione fra “opere d’arte”  e “beni artistici”, quest’ultimi tanto di moda nel gergo “culturalese” o “artistichese”. “Beni artistici”, a detta di Paolucci, possono essere anche le gabbie dei conigli che si trovano nei musei di Civiltà Contadina, “opere d’arte”, invece, quando si parla di capolavori, come la Nascita di Venere del Botticelli, ecc. Ha poi fatto un distinguo fra “fruire” e “godere” un’opera d’arte. Quest’ultimo termine si riscontra di fronte a un’opera d’arte, che suscita, in chi la vede, una “eccitazione cerebrale”, che altro non si può definire che “godimento”. “Fruire”, invece, è generico e si può fruire, ad esempio, anche di un gabinetto per fare i nostri bisogni. Ho trovato il Soprintendente Paolucci in perfetta forma, e con il suo “humour” ancora intatto. Riguardo ai Musei del Mugello e Alto Mugello, in altre parole, al cosiddetto “Museo Diffuso”, Paolucci trova giusto che le opere non vengano “deportate” da un paese all’altro, ma che rimangano sul  loro posto. Per quanto riguarda le acquisizioni delle Gallerie fiorentine a “scapito” del Mugello, Paolucci ha detto che adesso nei musei fiorentini c’è fin troppo. Tuttavia, non verrà restituita nessuna opera d’arte ai Mugellani e Alto Mugellani, poiché questo significherebbe far tornare indietro la “ruota” della storia. Semmai, l’ unico pezzo che potrebbe “far gola” a un museo è il Crocifisso di Donatello al Bosco ai Frati. Ma di quello ha aggiunto: “E’ bene che resti lì”. Mi sono congedato dal Prof. Paolucci, ringraziandolo per la cortesia con la quale mi ha ricevuto.

Paolo Campidori                     

(Copyright P. Campidori)