INTERVISTA INTEGRALE AL PROF. PAOLUCCI

SOPRINTENDENTE AL POLO MUSEALE DI FIRENZE

 

-           Dopo la famosa “beffa” dei Modigliani nella quale furono “coinvolti” critici d’arte internazionali quali: Carli, Brandi, Ragghianti, Argan, Dario e Vera Durbé, che scambiarono due paracarri per opere di Modì, mi sembra che i critici d’arte, in generale, siano diventati più prudenti. Lei cosa ne pensa?

-           La prudenza è una caratteristica irrinunciabile e fondamentale della critica. Non si è buoni critici se non si considera con attenzione quello che si guarda e quindi i giudizi che si devono dare. Quindi credo lezioni come quella di Modigliani siano per tutti provvidenziali.

 

-           Questa mia idea mi sembra confermata da ciò che Lei ha scritto nella Introduzione al libro La storia del Bargello quando dice: “Parti delle mani del Verrocchio (o di Leonardo?)….E’ così difficile, secondo Lei, attribuire con sicurezza quest’opera, o le singole parti di               essa a Leonardo anziché al Verrocchio?

 

-           L’attribuzione non è mai una scienza esatta. Ci sono sempre dei margini di incertezza, specie in una caso come questo dove noi sappiamo che Leonardo era a bottega con Verrocchio; ci sono opere fatte insieme come il Battesimo di Cristo degli Uffizi. I margini di distinzione in quella fase dell’adolescenza di Leonardo sono sottilissimi, sono proprio delle sfumature minime, quindi si può capire il dubbio, l’incertezza degli studiosi. La certezza assoluta non ci sarà mai in un caso del genere e questo aggiunge fascino alla dama Dama del Mazzolino del Bargello

-            

-           Sempre nell’Introduzione del libro “La storia del Bargello” Lei dice di amare questo Museo, più di qualunque altro e specifica anche la ragione. Vorrei sapere qual è l’opera che l’affascina maggiormente in questo museo? Vorrei inoltre sapere, fra i dipinti, di tutte le pinacoteche del mondo, quale considera il “capolavoro” assoluto?

-           Per me non esistono capolavori assoluti da nessuna parte. Ogni museo ha capolavori ed è impossibile distinguere quello che piace di più, quello che piace di meno. Uno storico dell’arte è sempre affascinato da molte cose contemporaneamente e questo è il bello del nostro mestiere.

 

-           Lei ha rivelato, sempre nell’Introduzione di questo bellissimo libro e anche recentissimo (parlo sempre della storia del Bargello a cura della Dr.ssa Paolozzi Strozzi) di essere figlio di un antiquario. Lei sa, per la molta esperienza accumulata nella sua professione, che esistono antiquari seri e antiquari senza scrupoli. Cosa ne pensa di questi ultimi?

 

-           Ne penso male. Il mestiere antiquario è un mestiere molto nobile, molto affascinante. Io ho l’orgoglio di venire da una famiglia di antiquari e quindi se faccio questo “mestiere” è perché vengo, in un certo senso, dal mestiere, nel senso che fin da piccolo ho saputo toccare e apprezzare le opere d’arte.

 

-           Prof. Paolucci Lei si sente un antiquario?

 

-           Io mi sento un “antiquario” nel senso letterario della parola, nel senso che amo le “antiquitates”, la storia che si è fatta cose, si è fatta figure, e questa è per me storia dell’arte.

 

-           Lei dice, sempre nello stesso libro, di considerare Costanza Buonarelli del Bernini la “sua fidanzata, per via della camicia da notte stropicciata come di chi si è appena alzata da letto”. Facendo un riferimento, del tutto ipotetico, qual’è la donna italiana che, secondo Lei, si avvicina di più come  aspetto e come personalità alla Costanza Buonarelli?

 

-           Questo è uno scherzo naturalmente. Però Gian Lorenzo Bernini, in questa scultura, che è un ritratto, un ritratto che raffigura la sua donna, la sua fidanzata: Costanza Bonarelli si chiamava, e lui la rappresenta con amore, con affetto, la rappresenta non in posa, non è neanche vestita, poiché è in camicia da notte, si vede la camicia aperta sul petto, i capelli ancora scompigliati, e quindi è un atto di affetto, di amore, di conoscenza profonda di questa donna e quindi questa scultura trasmette un rapporto di affetto che coinvolge. Ecco perché dico, come metafora, che la considero in un certo senso la mia fidanzata.

 

-           Mi sembra di aver capito, leggendo fra le sue righe, che Lei non ami abbastanza le parole “fruizione” e “beni culturali”, le sostituirebbe volentieri con “godimento artistico” e “opere d’arte”. Quand’è che un’opera dell’ingegno umano, e in particolare del mondo artistico, ha le caratteristiche di essere, come dice Lei, “opera d’arte” ed essere allo stesso tempo “godibile esteticamente”?

 

-           Negli ultimi venti, trenta anni ci sono state delle mutazioni linguistiche che la dicono lunga sul cambio di sensibilità e di cultura. Una volta si parlava di opere d’arte, oggi si parla di beni culturali. “Beni culturali” è un’epigrafe generica, ambigua; “beni culturali” è la gabbia dei conigli, del museo di cultura contadina e “beni culturali” è la Venere del Botticelli, stanno tutti e due sotto lo stesso nome, questo a me non va bene. Una volta si parlava di “godimento” poiché io di fronte alla Venere di Botticelli, di fronte alla Ronda di Notte di Rembrandt, provo quella forma di eccitazione intellettuale, di “godimento” sensuale proprio, che non saprei definire altrimenti che “godimento”, invece bisogna dire di “fruizione”. Fuizione: io “fruisco” del gabinetto quando ne ho bisogno, o della riduzione delle tasse di Berlusconi, supposto che ci siano, ma non “fruisco” della Ronda di notte.

 

-           L’humour non gli è venuto meno, eh, Professore.

 

-           Da Costanza Buonarelli a Alessandra Borghese (Lei senz’altro la conoscerà). In un suo recente libro “Con occhi nuovi” dice: “in alcune situazioni della vita non ci sono privilegi che tengano; la posizione sociale o il censo aiutano a poco o a nulla. Anzi talvolta possono essere di ostacolo”. Pur esulando la domanda dal contesto storico-artistico, vorrei sapere cosa ne pensa Lei?

 

-           Si, è vero, ci sono situazioni della vita, per esempio, l’amore, per esempio la relazione con gli altri, per esempio gli affetti familiari, il confronto con la propria coscienza, dove il ruolo, il rango sociale, non contano proprio nulla e quando uno è un artista, ad esempio, è un artista e non è né ricco né povero, né altolocato, né povero Cristo, è un artista, se lo è, se non lo è, non lo è

 

-           Da Alessandra Borghese a Vittorio Sgarbi. Nel suo libro “Per un partito della bellezza” nella lettera a Silvio Berlusconi, Sgarbi afferma: “Il Ministro (per i Beni e le Attività Culturali) è governato da uomini dalle idee confuse e dal pensiero fumoso”…e poi continua: “Di qui la ridicola irresolutezza sulla porta di Isozuki agli uffizi”. Cosa ne pensa Lei?

 

-           Io penso della Loggia di Isozuki, che andrebbe fatta, per la semplice ragione che c’è stato un regolare concorso e che i patti vanno rispettati. Io, personalmente, avrei preferito un’altra soluzione, il progetto dell’Architetto Gregotti, ma, una Commissione autorevolissima, ha deciso diversamente, quindi io ritengo che, quando si decide, quando si fa una scelta, vada poi rispettata, anche perché si parla non di un geometra che fa le ville al mare, ma di un grande architetto della contemporaneità. Si tratterebbe, in ogni caso, di un segno della qualità altissima della contemporaneità.

 

-           Lei pensa quindi che Sgarbi abbia affrontato questi argomenti, perché avrebbe

degli interessi personali?

-           No, no, che c’entra? E’ la sua idea, è la sua “vis polemica”, il suo modo di entrare con i piedi e con le mani….

-           Tipo kickboxing?

-           Appunto. E’ il suo stile, del resto è persona simpatica. E’ anche un mio amico, da sempre.

-           Questo grado di amicizia con lui, c’è ancora?

-           Sì, c’è ancora, certo, ci mancherebbe

-           Se Lei diventasse Ministro dei Beni Culturali, per un’altra volta, lo terrebbe come Sottosegretario?

-           Ma io sono stato Ministro dei Beni Culturali, ormai dieci anni fa, e devo dire che all’epoca ho collaborato benissimo con Sgarbi, che all’epoca era Presidente della Commissione Cultura della Camera. Abbiamo fatto tante cose importanti insieme, andavamo perfettamente d’accordo.

 

-           Scusi se mi dilungo con Sgarbi. Egli dice ancora: “la Regione Toscana, prima in Italia, chiede l’autonomia sui Beni Culturali” Sgarbi prosegue: “L’autonomia locale sui Beni Culturali è una contraddizione di termini: ci sono beni culturali che non avranno mai un valore locale”. Qual è il suo pensiero in merito a ciò?

 

-           E io qui sono totalmente d’accordo con Sgarbi. Anch’io ritengo che affidare a una Regione, anche se è una Regione come la Toscana, che ha tradizioni di civiltà, di cultura politica molto alte, affidare alla Regione la “tutela” sia PERICOLOSISSIMO. La tutela per essere efficace deve essere lontana, distaccata e disinteressata rispetto all’oggetto del contendere. Più lontana è, meglio è.

 

-           E io sono perfettamente d’accordo con Lei.

 

-           Oggi si parla sempre di più di opere alla moda, “politicamente corrette”. Cosa significa per Lei “politicamente corretto”, in arte moderna e contemporanea, naturalmente. E poi perché, secondo Lei. Firenze non ha un grande Museo di Arte Contemporanea? Perché non si istituisce in questa città un museo “specifico” per i Macchiaioli?

 

-           Il museo specifico per i Macchiaioli c’è già: è la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Esiste dal 1912, è un secolo ormai che i Macchiaioli hanno a Firenze tutti gli onori che meritano. Hanno fatto la Galleria d’Arte Moderna per loro, e lì ci sono tutti: Signorini, Lega, Fattori, Borrani, ecc. ecc. L’Arte Contemporanea a Firenze. Firenze non è più una città che produce arte contemporanea. Firenze è una città che produce cultura di tipo storico-artistico. Mi spiego meglio, produce scienza del restauro, produce museografia, produce mostre d’arte antica, produce editoria d’arte, ma non ha più la creatività. Michelangelo del XXI secolo, semmai nascerà, nascerà a Shangai o a Santiago del Cile, in qualche posto così, non certo a Firenze o in Toscana.

 

-           Una domanda personale. So che Lei è nato a Rimini e quindi è un romagnolo. Rimini è una città antichissima e ricca di storia e d’arte. Inoltre è una città che ha un fascino particolare, il fascino che ci ha narrato Fellini nel suo “Amarcord”. Secondo Lei questa visione felliniana di Rimini, ha qualcosa in comune con quello di Firenze?

 

-           No, direi che non c’è nulla che accomuni Rimini a Firenze. Semmai per un riminese la “città” non è Firenze, la capitale è Roma, come lo è stato per Fellini. Sarà che Rimini è stata, come le Romagna e le Marche sotto il Papa per secoli. Insomma, per un riminese come me, l’attrazione fatale è Roma. Io sono a Firenze quasi per caso, ma da riminese sarei dovuto finire a Roma.

 

-           Una domanda che riguarda il MUGELLO e ALTO MUGELLO.  Considerato che la Galleria degli Uffizi ha nelle sue sale diversi dipinti e, opere d’arte in genere, che provengono dal Mugello, quali altre opere mugellane o alto mugellane, secondo Lei, potrebbero essere “appetibili” per la Galleria più grande e prestigiosa del mondo (mi riferisco ovviamente agli Uffizi). C’è, glielo dico, una venatura di “humour” in questa domanda.

 

-           NON C’E’ NIENTE DA PRENDERE OLTRE QUELLO CHE GIA’ C’E’, ED E’ FIN TROPPO QUELLO CHE E’ STATO PRESO CON LE SOPPRESSIONI, CON GLI INCAMERAMENTI GOVERNATIVI IN QUASI DUE SECOLI DAL TEMPO DEI LORENA FINO AD OGGI. MA NON C’E’ NEANCHE NULLA DA RESTITUIRE. NON SI PUO’ RIMANDARE INDIETRO LA RUOTA DELLA STORIA.

 

-           Sempre in MUGELLO e ALTO MUGELLO. Lei sa che è stato istituito in Mugello il “Museo Diffuso”, in pratica tanti musei quanti sono i Comuni che fanno parte di questo comprensorio. Addirittura taluni comuni posseggono più di un museo. Dr. Paolucci,  secondo Lei che è uno dei più grandi storici dell’arte a livello mondiale, che tutto il mondo ci invidia, nonché, esperto in Museologia, non sarebbe stato più giusto creare un grande museo per il Mugello e un grande Museo per l’Alto Mugello? Lei pensa che un tale “frazionamento” sparso per un vasto territorio crei dei problemi di gestione e anche di sicurezza per le opere d’arte?

 

-           La politica dei Musei nel territorio, non solo nel Mugello, ma anche nel Pistoiese, nel Chianti, nella Val di Chiana, etc. un po’ dappertutto in Toscana è quella di creare “aggregazioni” legate alle singole realtà. Piccoli paesi, piccole città, quindi la deportazione di opere d’arte in un unico luogo per farne un “grande museo” dell’Alto Mugello e del Mugello è sbagliato, secondo me, perché non si può. E’ sempre un costo sradicare l’opera d’arte dal contesto che l’ha ospitata per secoli, che l’ha vista nascere.

 

-           Era una mia opinione, tuttavia l’apprezzo per la sincerità con la quale ha risposto

 

-           Lei, ha sicuramente dei meriti grandissimi, e, credo, che Firenze, l’Italia e il mondo intero che la conoscono e l’apprezzano, dovranno, un giorno, speriamo il più tardi possibile. riconoscerLe un grande tributo, quello di essere stato una dei più grandi Soprintendenti in  assoluto. C’è tuttavia qualcosa che a Firenze, città adottiva, non è riuscito a realizzare?

 

-           Mi dispiace che ancora il progetto dei Nuovi Uffizi non abbia visto la luce. Questo sì. Ci sono responsabilità e ritardi di ogni genere, un po’ nostre, un po’ governative, un po’ di polemiche continue, vedi la storia della pensilina di Isozuki. Ma quello che in Francia, con il decisionismo tipico dei francesi, vediamo il Louvre, riescono a concepire, finanziare, realizzare nel giro di due, tre, quattro anni, cinque al massimo…. noi parliamo del progetto dei Nuovi Uffizi dal dopoguerra, dagli anni Quaranta, quando per la prima volta Ragghianti propose l’idea.

 

 

-           Recentemente mi sono recato in una zona della Val di Sieve dove ho constatato il crollo di una delle più antiche e prestigiose Pievi: quella di San Leonino o San Lorino in Montanis e, credo, appartenga alla Diocesi di Fiesole. Questa chiesa “triabsidata” sorse sul luogo, verso il sec. IV, dove fu martirizzato il Santo. Perché, secondo Lei, non si interviene prima che accadano questi fatti?

 

-           Ci sono in Italia, nell’Italia storica, CENTOMILA CHIESE STORICHE da Belluno, dalle Alpi a Lampedusa e per poterle mettere in sicurezza tutte, per poter intervenire tutte le volte che è necessario farlo non basterebbero i soldi di una intera Finanziaria. Questo è il problema dell’Italia, per quanto riguarda i Beni Culturali: l’immensa vastità del patrimonio, il costo enorme e continuamente crescente degli interventi necessari e la esiguità delle risorse.

 

-           Avete fatto il Polo Mussale, dovuto soprattutto a Lei. Pensa che ci sarà anche un Polo delle Chiese, una Soprintendenza al Polo delle Chiese Fiorentine?

 

-           E’ stata istituita e ne è Soprintendente il mio amico e collega Bruno Santi, la Soprintendenza ai Beni Artistici, quella dunque che si occupa di Beni immobili della Provincia di Firenze, Pistoia e Prato. Una sensibilità quindi per queste cose c’è. Ed è anche vero che le Diocesi meglio organizzate, per esempio Firenze, hanno un loro Ufficio Diocesano. A Firenze c’è, a Santo Stefano al Ponte, il Museo Diocesano della Curia di Firenze che raccoglie le opere d’arte che non possono più stare nel luogo di origine. Contestualmente Soprintendenza e Curia insieme stanno facendo questi Musei: Vicchio ad esempio è uno di quelli. Quindi c’è una sensibilità di questo tipo però le attese, i problemi sono talmente grandi che a volte si ha l’impressione che siano una goccia nel mare.  

 

-           In ALTO MUGELLO, luogo stupendo, che doveva essere salvaguardato, preservato da ogni “violenza” ambientale, invece, ne sono state combinate di tutti i colori. Si sta smantellando una delle più belle montagne dell’Appennino, esattamente il Sasso di Castro, per farne della ghiaia; si è creato una mega-discarica in una dei paesaggi più belli, fra Firenzuola e Bordignano; si è scavato sul Monte Beni, monte caro a Telemaco Signorini e altri artisti, fino a farlo crollare;, si sono “bucate” le montagne, fino a farle diventare un formaggio svizzero, fino a perdere tutte le sorgenti; si è creato un cantiere TAV proprio sotto il Sasso di San Zanobi, e, ancora non basta. Si lasciano cadere le case coloniche più belle e i paesini più caratteristici come Prendicino presso Monti, Castiglioncello presso Coniale, ecc. ecc. Secondo Lei questo si chiama “progresso”? Poiché in Mugello e in Alto Mugello non viene creato un Ufficio distaccato della Soprintendenza, che abbia competenza “specifica”  sui Beni Culturali, e abbia la capacità “effettiva” di “controllare” l’operato di certi politici, per i quali l’aggettivo “leggeri” è solo un complimento.

 

-           Io credo che questo si debba fare, perché il Mugello è una sub-regione che ha una identità sia storica, sia artistica, che ambientale molto netta, molto ben caratterizzata. Qui io credo che sia necessario un Ufficio distaccato  della Soprintendenza. Dove? Qui, semmai, dovranno essere i cittadini del Mugello a decidere: a Borgo San Lorenzo,  oppure a Vicchio e che copra anche l’Alto Mugello, naturalmente, cioè i Comuni di Marradi,  Palazzuolo sul Senio e Firenzuola, ci dovrebbe certamente essere, poiché ripeto il Mugello è una sub-regione che ha caratteri ben chiari, ben riconoscibili.

 

-           A Marradi pensano di fare nell’ex Molinone, mi sembra, una Galleria d’arte Moderna, d’Arte Contemporanea. Lei è d’accordo con tale idea?

 

-           No, io credo sia una stupidaggine. Non riescono a Firenze a fare la Galleria d’Arte Contemporanea nell’ex Meccano Tessile…C’è un progetto comunale di fare questo Centro di Arte Contemporanea, come il Pecci di Prato. Non si è potuto fare, ancora, e lo stesso Pecci di Prato mostra l’affanno perché la stretta finanziaria di questi ultimi anni sta prosciugando le risorse. Ci sono sempre meno quattrini in giro, insomma.

 

-           Sempre a proposito di queste opere d’arte moderna o modernissime, come vede certe esagerazioni come quella, scusi, tipo la “merda d’artista”, o l’altra che lam producono a Prato proprio in diretta?

 

-           Sì, un artista la faceva….

 

-           Ecco queste “forme d’arte” non Le sembrano un po’ al limite?

 

-           Sono provocazioni, ma neanche tanto originali, perché le “avanguardie” i “dada”, già cent’anni fa facevano queste cose. Quindi non  è che siano grandi scoperte. Bisogna dire che l’arte contemporanea ha totalmente rotto i ponti con l’arte del passato, i codici sono diversi, la lingua diversa, e quindi, che dire, prendiamola come provocazione, ma non sono “arte”, sono delle idee. Ma l’idea, non è ancora l’arte. Questa è la differenza.

 

-           Quindi anche tante opere che si chiamano d’arte che il Comune di Firenze ha messo, faccio un  esempio, Pistoletto a Porta Romana, oppure quella vicino a Rovezzano, una specie di totem con delle sacche che pendono e che, alcuni, lo chiamano umoristicamente il “monumento ai coglioni”..

 

-           Io credo che queste forme d’arte contemporanea, soprattutto della scultura, si possano certamente fare, vanno bene, ma, vanno messe nei quartieri nuovi, nei quartieri periferici poiché metterle, ad esempio a Porta Romana non funzionano, il confronto con l’antico è schiacciante per l’arte moderna ed è disturbante per chi guarda l’arte antica. Posso capire una installazione contemporanea per un tempo limitato, in un museo d’arte antica, poiché poi, finita la mostra….., ma una cosa che rimane fissa in un centro storico antico, ripeto, non funziona.

 

-           Quando ci sarà una bella mostra sui Macchiaioli?

 

-           Dunque di Mostre sui Macchiaioli, l’ultima, la più bella, è stata fatta a Forte Belvedere nel 1974, sono passati degli anni, sì, io  credo che dal punto di vista storico-critico, sui Macchiaioli è stato detto e critto tantissimo, non è che ci sia il bisogno di riscoprirli, sono stati già riscoperti, quindi si può fare una mostra spettacolare, questo sì, ma, insomma, non è che sia la cosa più urgente del nondo.

 

-           Era proprio per il piacere di vederla

 

-           Ripeto, esiste una Mostra già aperta alla GAM di Palazzo Pitti, basta andare a vederla.

 

-           E’ un po’ scomoda…

 

-           Sì, però……è così.

 

-           So che la Galleria degli Uffizi sta per cambiare o ha già cambiato il Direttore?

 

-           Sta per cambiare.

 

-           Lei mi può anticipare chi sarà?

 

-           No, perché non lo so neanche io. Potrebbe essere uno da me nominato, oppure potrei essere io stesso a tenere la Direzione.

 

-           La ringrazio Professore è stato, come al solito, molto disponibile e gentile nei miei confronti. Un ringraziamento anche da parte dei Mugellani e Alto Mugellani e del Giornale del Galletto che ospiterà il suo articolo.

 

-           INTERVISTA A CURA DI PAOLO CAMPIDORI, EX DIPENDENTE DEL

-           MINISTERO BENI CULTURALI E AMBIENTALI E EX COLLABORATORE

-           DEL PROF. ANTONIO PAOLUCCI

 

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