SAN VALENTINO IL GIORNO DOPO.....

La storia di Marco e Giulia

Ormai in Mugello l’aria fredda invernale, quella che scendeva gagliarda dai monti di Castel Guerrino e penetrava fin nelle ossa, aveva lasciato il passo ormai a quell’anticipo di primavera che ormai si faceva sentire in questa stagione. Ancora in Mugello qua e là, specialmente nelle strade di montagna, si vedevano piccoli accumuli di neve e di ghiaccio, ma ormai dappertutto si diceva: “L’inverno ha le ore contate, marzo, anche se pazzo è vicino”. La primavera, anche se non era percepibile,             si sentiva nell’aria come qualcosa di nuovo, quell’aria fresca che striscia sui campi di grano, accarezza le pendici e le valli mugellane, che segue le volute del corso della Sieve..... In questa brezzolina ti sembrava sentire il profumo dell’erba fresca, delle zolle di terra secca, il profumo dei primi fiori, che nonostante il freddo riescono a far capolino. Siamo ormai al 14 di febbraio e come tutti gli anni si festeggia la festa di San Valentino. Marco e Giulia, ormai fidanzati da tanto tempo, si erano preparati a questa festa:

“Andiamo a mangiare fuori io e te da soli” – aveva detto Marco a Giulia – “in un posticino tranquillo, che conosco io, soli soletti....”

Giulia invece preferiva andare con gli amici:

“ Ma perché Marco vuoi sempre andare da solo? Sei veramente un orso. A me interessa andare con gli amici, ci divertiamo di più....”

A Marco non era andata giù l’idea ed era andato avanti per la sua strada. Aveva prenotato un tavolo in un ristorantino mugellano, fra Borgo San Lorenzo e Vicchio di Mugello.

“Vedrai, staremo bene lì” – aveva detto Marco.

Come fissato, la sera verso le 9, Marco era andato a prendere Giulia a casa sua, puntuale come un orologio svizzero. Per l’occasione Marco si era comprato un paio di jeans alla moda, una maglietta “griffata”, e un giubbottino di quelli che era solito indossare lui. Marco non aveva trascurato i capelli che, come al solito, nelle grandi occasioni, non lesinava nella gelatina. Anche Giulia, del resto, si era fatta in due per apparire bella ed elegante. Giulia riusciva a trovare i suoi capi migliori, tutti di buon gusto, in un negozietto di Borgo San Lorenzo, presso la Libreria “La Vecchia Posta”, dove vendono tutti capi “griffati”.

“Eccoti, questa rosa rossa è per te” – disse Marco offrendola a Giulia.

“Ma cosa? Ti sei messo a fare il romantico? Non ti riconosco più”

“Non vorrai dire che anche tu non sei romantica” – aggiunse Marco guardando fuori dal finestrino, per vedere che non sopraggiungessero delle auto.

“Possiamo partire” – disse Marco

“OK” – rispose Giulia.

Manco a dire, la cena fu tutta un susseguirsi di sorrisi, sguardi teneri, parole dolci e....Marco a un certo punto disse:

“Non sarebbe bene andare in un posticino tranquillo....verso Molezzano?

“Ancora tranquilli? Ma sei proprio un selvaggio. Mi dispiace Marco ma devo tornare a casa, mia madre mi aspetta, e poi sai, devo percorrere a piedi quel piccolo tratto di strada ed ho anche un po’ paura”

“Come vuoi” rispose Marco, ci vedremo sabato sera al cinema, sai al Don Bosco, danno quel bellissimo film con Julia Roberts che piace a te, ci andiamo, non è vero?”

“A sabato sera” – rispose Giulia.

L’indomani mattina, Marco, come al solito si era alzato bello pimpante per andare al lavoro, e ancora nella mente gli passavano i bei ricordi della serata passata. Ma non c’era da indugiare, Marco lavorava a Firenze e Giulia pure. Spesso si ritrovavano alla stazione centrale di Santa Maria Novella. Quella mattina però Marco non vide Giulia, ma non si preoccupò più di tanto. Salì sul tram e arrivato in Piazza Duomo, vide una cosa che non avrebbe voluto mai vedere. Quella che scantonava l’angolo e si dirigeva nelle stradine del centro era lei, era proprio lei, quella era la Giulia che camminava stretta stretta, abbracciata....fra le braccia di Matteo, il suo migliore amico!

“Non è possibile” – diceva Marco. “Giulia? E poi con Matteo, il mio migliore amico!!”

Marco percorse tutta la strada in autobus dicendo dentro di sé:

“No, non può essere, non può essere Giulia. Sicuramente mi sono sbagliato”.

Ma Marco non si era sbagliato. Il sabato sera quando si sarebbero dovuti incontrare per andare la Cinema Don Bosco, Marco attendeva Giulia, in un Bar del Borgo, con un bicchire di birra fra le mani, quando sente squillare il suo cellulare:

“Ciao Marco, sono io Giulia. Sai, scusami, mi dispiace, ma non posso venire, mi ha invitato Matteo, vuole che esca una sera insieme con lui a mangiare una pizza. Sai, non c’è niente di male, usciamo solo da amici....”

Marco che non riusciva a tradire l’emozione e la rabbia aveva risposto:

“Vai tranquilla, non c’è niente di male, e poi lo sai che non sono geloso....”

Finita la telefonata, Marco, sbattè il bicchiere per terra mandandolo in frantumi.

“Ma siete tutti nervosi stasera?” – gli urlò il barista.

Paolo Campidori
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