Questa sigla, che ha origini marinare, significa nella lingua inglese da cui è derivata “Save Our Souls” che in italiano corrisponde a “Salvate le nostre anime”. Taluni dicono però che la sigla S.O.S. potrebbe avere un altro significato, e cioè “Save Or Sink” che in italiano significa “Salvi o Affondati”. E’ questa una di quelle sigle che subito ci fanno pensare a momenti di estremo pericolo, pensiamo ad una barca o ad una nave che sta per affondare. Se noi volessimo estendere il significato di tale sigla al nostro patrimonio artistico, storico e architettonico mugellano, noi potremmo benissimo immaginare che tale sigla può significare “Save Our Story”, vale a dire “Salvate la nostra storia”. Mi sembra che la preoccupazione dominante di oggi, e mi riferisco a coloro che sono preposti alla salvaguardia delle opere d’arte, ai cosiddetti “addetti ai lavori”, sia quella di salvaguardare le opere mobili, vale a dire i dipinti, gli arredi, le oreficerie, ecc. ecc. Cosa lodevole non c’è che dire. E per quanto riguarda gli edifici, vale a dire le chiese, le pievi cosa si fa? Qui il discorso si complica. Per le chiese che sono inserite in un agglomerato, vale a dire in un paese più o meno grande, si può tranquillamente dire che esse sono tenute bene, ben curate, restaurate, ecc. Il discorso cambia se invece parliamo di pievi illustri, tipo Camoggiano, Petroio che si trovano in aperta campagna e che, se qualcuno non interverrà tempestivamente, saranno destinate alla distruzione. Pessimismo? Niente affatto. Dicevo, prima, che siamo abbastanza solleciti a mettere in salvo le opere d’arte mobili; a tale scopo si sono creati anche dei musei parrocchiali, diocesani, ecc. Ma cos’è più importante la pittura, l’arredo, l’oreficeria o il tempio che le custodiva? Se volessimo fare un esempio si potrebbe paragonare il tempio, vale a dire la chiesa, la pieve ad una persona, e la pittura o un arredo qualsiasi a un monile che si regala a questa persona che potrebbe essere un braccialetto, un collier, un anello. Ora, mi domando, cos’è più importante il bracciale, l’anello o la persona alla quale queste cose sono destinate? In effetti, una pieve, una chiesina, potrebbe essere bellissima e interessantissima anche senza questi arredi. Se si osserva una chiesa romanica, prendiamo ad esempio quella di Borgo San Lorenzo, noi ci accorgiamo che la bellezza della chiesa sta proprio nella sua costruzione, nelle colonne, nei capitelli, negli archi, nelle absidi, nel soffitto a cavalletti di legno, nei portali, ecc. La chiesa sarebbe già bellissima così, senza pitture, senza sculture, senza affreschi. Essa sarebbe bellissima così, nelle sue linee pure, nel filaretto, negli archi a tutto tondo che i “magister comacini” costruirono, con basi solidissime, per durare tanto nel tempo. E’ la chiesa, l’edificio che è carico di storia, mentre l’arredo rappresenta solo un episodio della stessa. Sono stato alcuni giorni fa a visitare la chiesa di Petroio nel comune di Barberino. L’ultima volta che c’ero stato risale forse a una ventina d’anni fa. Facendo il giro del bellissimo lago di Bilancino, mi sono imbattuto in un cartello che indicava Petroio. Mi sono inerpicato per la stradina, asfaltata, e dopo un breve tratto sono giunto di fronte alla Pieve. Mi sono subito detto guardando il panorama: “Guarda un po’ che fortuna ha questa Pieve, e guarda che panorama si trova ad avere sotto di lei”. In effetti la Pieve domina tutto il lago di Bilancino, che quel giorno, data anche la bellissima giornata, era di un blu intenso e con le acque appena increspate da un alito di vento. E’ davvero straordinario guardare il lago di Bilancino da quassù! Poi mi sono diretto verso la chiesa, il cui piazzale antistante era chiuso da una catena. Ai bordi del vialetto d’accesso noto dei cartelli che dicono “Non calpestare i fiori”. Rimango alquanto sorpreso poiché io i fiori non li vedo affatto, anzi quello che io vedo sono erbacce e anche lunghe e folte. Dentro di me ho detto: “Pazienza, può capitare”. Faccio ancora qualche passo in avanti e mi trovo di fronte alla bellissima facciata della chiesa sulla quale stanno da secoli tre stemmi: quello di mezzo della famiglia Medici, e due ai lati che sono della famiglia Portinari che divennero patroni della chiesa dopo i Medici. In cima alla facciata e lungo i lati vedo il bellissimo coronamento di mattoni che contrastano mirabilmente con il colore delle pietre della facciata. Una catenella posta fra le arcate del portico indica che è meglio non superare tale barriera. Infatti sul terreno si notano dei frammenti di intonaco caduti sul pavimento. Questo per me è un brutto indizio, ciò significa che la chiesa comincia ad essere trascurata. Mi avvio verso la parte laterale sinistra e entro nel piccolo cimitero, che penso sia abbandonato ormai da anni. Guardando in alto verso la parete laterale della chiesa, quasi all’altezza dell’abside, noto che in quel punto il muro ha ceduto ed ha provocato un largo e profondo “spacco” che dal tetto arriva alla fondamenta. Mi sono subito reso conto che se non si interverrà tempestivamente la millenaria pieve di Petroio crollerà e con essa tutta la sua storia. Sembra, che questa “cretta” nel muro, sia da mettere in relazione con i lavori che sono stati fatti per il Lago di Bilancino, così mi è stato detto. Telefonando invece all’Istituto per il Sostentamento del Clero, che ha in gestione tutti questi beni immobili della Chiesa, mi hanno riferito che essi hanno la gestione del patrimonio, ma che le competenza del restauro è della Soprintendenza. A questo punto le cose si complicano. La Curia cede gli immobili, vale a dire le chiese canoniche ecc all’Istituto di Sostentamento del Clero; questo come Ente proprietario, vende, affitta, permuta, ecc., ma per il restauro degli stessi deve far capo alla Soprintendenza Beni Architettonici, la quale non possedendo fondi adeguati “bypassa” il problema e lo rimanda pari pari alla Curia. La Curia a sua volta lo rimanda all’Istituto di Sostentamento del Clero, questo a sua volta pone l’eccezione del danno dovuto ai lavori del Lago di Bilancino. E la nostra pieve di Petroio? Se ne sta lì buona buona ad attendere che magari torni un Medici o un Portinari…non si sa mai!
Paolo Campidori
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