IL CIMITERO DEI VIVI

(Monotonia prima della nevicata)

 

Una strada in salita

e la gente che passa infreddolita

una gru con la benna alzata

un rumore uggioso e monotono.

I palazzi di cemento si ergono

con i loro colori ossidati

finestre chiuse, balconi deserti,

dietro le tendine ombre di morte.

Un auto blu in sosta,

un cartello segnaletico,

 un omino che spala,

un compressore che va

avanti e indietro.

Il cielo è plumbeo, sa di neve,

l’asfalto è grigio-nero, gli alberi

sonnacchiosi odorano di mistero.

Da lontano, si ode un ritmico

e vitale martellare di un artigiano.

Presto le vie, i tetti sbiaditi delle case

i marciapiedi, i tetti delle automobili,

i pochi alberi, i balconi e i davanzali

verranno coperti da un bianco manto di neve.

Un vecchio passa tentennando,

le mani in  tasca, il collo piegato,

le gambe tremolanti, il piede incerto,

il capo imbacuccato, un ombrello in mano

 di incerato.

Nessuno si cura di lui,

non c’è umanità in questa città,

il povero vecchio non sa più

se è al cimitero dei vivi o nell’aldilà.


Paolo Campidori